Nomine a Bruxelles, Meloni prende tempo. Rispunta il nome di Enrico Letta per il Consiglio

Nomine a Bruxelles, Meloni prende tempo. Rispunta il nome di Enrico Letta per il Consiglio

I colloqui con i partner europei a margine del G7 rappresenteranno solo l’inizio della partita per la prossima Commissione Ue. Nei piani di Giorgia Meloni potrebbe non trattarsi necessariamente di un risiko dai tempi rapidi. La sua priorità in questo momento è il successo politico del summit in Puglia, su cui si è concentrata all’antivigilia del vertice, fra i sopralluoghi nei vari siti della Valle d’Itria, salutando maestranze e operai, e il lavoro sui testi della dichiarazione finale con la sherpa Elisabetta Belloni. Un nome che potrebbe essere una carta da giocare per la premier più avanti a Bruxelles. È una ipotesi, spiegano nell’inner circle meloniano.

Lunedì primo scambio sulle nomine fra i leader

Tra gli ulivi della masseria di lusso di Borgo Egnazia, caricata dall’entusiasmo per il nuovo exploit elettorale, Meloni si prepara ad accogliere i leader ospiti. E gli incroci con Emmanuel Macron e Olaf Scholz, oltre che con la stessa Ursula von der Leyen, avranno inevitabilmente rimandi alla nuova governance europea. Di cui si parlerà invece apertamente nel primo scambio sulle nomine fra i leader europei, in agenda lunedì prossimo a Bruxelles. Un puzzle che potrebbe completarsi anche dopo l’estate, si ragiona in ambienti di Fratelli d’Italia, osservando che comunque nulla dovrebbe succedere prima del 30 giugno, quando si terranno le elezioni politiche in Francia dopo il terremoto prodotto dal successo dell’ultradestra alle Europee. E se dovesse andare al governo Marine Le Pen, è la conseguenza del ragionamento, gli equilibri potrebbero cambiare ulteriormente. Un’attesa durante la quale a Roma si constaterà se potrà emergere o meno un altro nome su cui provare a trovare una convergenza. Intanto il Ppe confermerà la candidatura di von der Leyen, come ha ribadito Antonio Tajani, dopo aver messo in chiaro che l’Italia non può fare a meno di avere una poltrona di vicepresidente della Commissione Ue, con «un portafoglio importante». La nomina del portoghese Antonio Costa come successore di Charles Michel non viene ad esempio data per scontata, tanto che continuano a circolare delle alternative, come la premier Mette Frederiksen o Enrico Letta. Entrambi, nel centrodestra europeo, avrebbero forse maggior supporto rispetto all’ex premier portoghese, considerato un profilo più di sinistra.

Procaccini (FdI): Alto rappresentante italiano sarebbe buona scelta

Di certo, è la riflessione che fa chi conosce le mosse della premier, per sostenere il bis della presidente uscente (scelta decisamente osteggiata da uno degli alleati di governo, la Lega di Matteo Salvini) Meloni punterà a ottenere un commissario di peso. Fra le opzioni c’è anche il ruolo di Alto rappresentante della politica estera, oggi ricoperto dallo spagnolo Josep Borrell, criticato dalla stessa presidente del Consiglio nei mesi scorsi. Con la doppia premessa che il governo punterà alla casella «che riuscirà a garantire meglio l’interesse italiano» e che «è troppo prematuro parlarne adesso», Nicola Procaccini, in un’intervista a Huffingtonpost, nota che «certo, l’Alto rappresentante potrebbe avere un impulso maggiore». «Abbiamo sempre sostenuto che la Ue dovrebbe essere concentrata più sulla politica estera che su quella interna che deve essere competenza degli Stati nazionali. Dunque – è la conclusione dell’eurodeputato di FdI, Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei Conservatori al Parlamento Ue e vicino a Meloni – un Alto rappresentante italiano sarebbe una buona scelta». E proprio in quest’ottica circola il nome di Belloni, ambasciatrice, sherpa del governo per il G7 e ex direttrice del Dis. «È prematuro», si limita a dire Procaccini, più scettico rispetto all’idea di un tecnico come l’ex ministro dell’Economia Daniele Franco nel ruolo di commissario al mercato interno e alla concorrenza: «Credo che il commissario sarà espressione della coalizione di governo. Suppongo che la scelta sarà più politica».

Le maggioranze «sui contenuti»

Sullo sfondo restano sempre le ipotesi che portano ai ministri Raffaele Fitto e Giancarlo Giorgetti, ma fin qui Meloni ha insistito sulla sua intenzione di non toccare la squadra di governo. E comunque un eventuale sostegno a von der Leyen per FdI non significherebbe entrare in una “maggioranza Ursula”. «Tolto il primo voto sulla presidente della commissione che riflette l’accordo tra i governi – ricorda Procaccini -, nel Parlamento europeo le maggioranze si formano di volta in volta sulla base dei contenuti. È un liberi tutti».

Fonte: Il Sole 24 Ore