Non si trova personale specializzato per l’intelligenza artificiale

Negli ultimi cinque anni, vale a dire dal 2019 a oggi, le richieste di professionisti con competenze in intelligenza artificiale sono aumentate del 157 per cento. Eppure, queste “skill” sono molto difficili da trovare: la mancanza di competenze digitali è infatti il principale ostacolo all’adozione dell’Ia, identificato dal 55% delle aziende intervistate nello studio di 4.Manager, coordinato dal responsabile scientifico, dell’Osservatorio, Giuseppe Torre. Se si pensa che, nel 2023, solo il 46% della popolazione italiana possedeva competenze digitali di base, un dato inferiore alla media Ue del 56%, possiamo forse meglio comprendere l’entità della sfida che ci attende.

E così non sorprende che poco più di un’azienda su due, il 53,6% per l’esattezza, abbia inserito nuove figure professionali legate all’Ia nell’ultimo anno, mentre il 15,2% sta pianificando di farlo nel prossimo futuro. Manca personale specializzato, in particolare ai livelli manageriali. Le imprese italiane stanno cercando profili che combinano competenze tecniche, capacità dianalisi critica e leadership. Tra le figure più richieste, spicca l’Ia Integration Specialist, indicata dal 18,6% delle imprese come la figura chiave per guidare l’implementazione dell’intelligenza artificiale. Seguono il Chief Data Officer (9,3%) e l’Ia Strategy Director (8,9%), che sottolineano l’importanza della gestione strategica dei dati. Altri ruoli includono il Data Science Manager (8,4%) e il Chief Ia Officer (7,2%) per una guida specializzata e una gestione complessa per l’integrazione delle tecnologie emergenti.

La formazione, in particolare quella continua, è quindi fondamentale, visto che il 45,7% dei dirigenti e manager e il 55,2% degli altri lavoratori non hanno mai seguito alcun corso specifico sull’intelligenza artificiale nell’ultimo anno. Le aziende lo sanno e stanno mettendo in campo sempre più iniziative formative interne o in collaborazione con università, Its Academy, centri di formazione. Le competenze tecniche, come la gestione e l’analisi dei dati, sono fondamentali per affrontare le sfide della digitalizzazione, ma altrettanto importanti sono le soft skills come pensiero critico, flessibilità al cambiamento e capacità di gestire il processo di trasformazione. Ai manager poi sono richiesti visione strategica e competenze trasversali.

Un ulteriore spinta arriverà da 4.Manager che metterà a disposizione delle parti sociali un sistema di Skill Intelligence, basato sull’analisi di quasi mezzo milione di offerte di lavoro e dati provenienti da Inps, Sviluppo Lavoro Italia e dal sistema europeo Esco. Questo strumento consentirà alle aziende di identificare i bisogni formativi e progettare percorsi mirati per affrontare l’evoluzione tecnologica.

Fonte: Il Sole 24 Ore