Nubi sul tessile italiano, che nel 2023 perde l’11%. Ma le imprese lavorano alla ripresa
La spia si era già accesa nei giorni scorsi, quando un produttore leader nei filati fantasia come la toscana Lineapiù aveva annunciato l’apertura di una trattativa con i sindacati per applicare contratti di solidarietà ai 150 dipendenti. L’obiettivo è ridurre il costo del lavoro, in una fase di contrazione degli ordini e dei fatturati. E infatti, alla vigilia della fiera Pitti Filati edizione 95 (dal 25 al 27 giugno alla Fortezza da Basso di Firenze), arriva il quadro di settore che mostra aree di difficoltà, dopo due anni di crescita seguita al Covid. Ai fattori di tensione internazionale si aggiunge il rallentamento del settore moda, che fa i conti con magazzini e negozi pieni.
Nel 2023 il fatturato dell’industria italiana della filatura in lana, cotone e lino si è contratto dell’11% in valore, scendendo sotto i 2,9 miliardi di euro (2.886 milioni secondo le stime finali di Sistema Moda Italia); anche l’export è diminuito (-12% a 868 milioni) così come l’import (-17,2% a 938 milioni), a eccezione dei filati di lana. Il 2024 non ha allontanato le nuvole che stazionano sulla filatura italiana, con flessioni di produzione e fatturato nel primo trimestre (l’indice di produzione industriale Istat sulla filatura è -5,7%) e anche di export (-13,3%) e di import (-28,3%).
Al Pitti Filati si danno appuntamento 82 marchi di filati per maglieria (di cui 16 esteri) che presentano – con un anno e mezzo d’anticipo – le collezioni per l’autunno-inverno 2025-2026, cui si affiancano aziende di macchine tessili, lavaggi, ricami, finissaggi, taglio, software per il disegno, maglifici e logistica, per un totale di 142 brand. L’idea è che il salone, votato alla creatività e alla definizione delle tendenze future, sia un punto d’incontro per tutti gli operatori che lavorano con i filati.
Alla fiera dominano le aziende situate nei distretti tessili di Prato e Biella. I pratesi, in particolare, portano nella vicina Firenze 31 produttori, specializzati nei filati fantasia di alta gamma. Il distretto, segnato (anche) dall’alluvione del novembre scorso che ha colpito importanti aziende di filati, nel primo trimestre dell’anno ha avuto un calo produttivo del 6,5% rispetto allo stesso periodo 2023 e una contrazione dell’export del 13%. Se paragonati all’ultimo trimestre dell’anno scorso, però, i numeri mostrano «una decisa reazione», afferma Confindustria Toscana nord parlando di resilienza seppur «in un contesto di frenata».
Il problema, piuttosto, è che il secondo trimestre ha segnato una rilevante contrazione degli ordini comune a tutto il tessile di alta gamma – aggiungono gli industriali pratesi – dovuta anche alla necessità di smaltire i consistenti stoccaggi accumulati: «Una situazione che rimane complessa, con molte ombre ma anche con una forte e radicata fiducia delle imprese nelle proprie risorse e nella capacità di intercettare i segnali di inversione non appena si manifesteranno».
Fonte: Il Sole 24 Ore