Nuovo allarme trasporti in mare, triplicato il costo dei noli container

Mentre il traffico attraverso il Canale di Suez continua a calare fino a vedere praticamente dimezzati i transiti, tornano a crescere in modo esponenziale i noli container, che toccano punte del +306% (sulla rotta Shanghai-Genova) rispetto all’anno scorso.

Peraltro, il commercio via mare globale è aumentato del 2,2% nel 2023, raggiungendo 12,3 miliardi di tonnellate e crescerà del 2,4% nel 2024 e del 2,6% nel 2025. La situazione nel Mar Rosso, dunque, non interrompe il flusso dei trasporti marittimi.

A registrarlo è il Rapporto 2024 I talian maritime economy, messo a punto da Srm (il centro ricerche che fa capo a Intesa Sanpaolo), che evidenzia anche come per il Mediterraneo, nonostante i conflitti in corso, si preveda una crescita media annua di poco più del 3%, da qui al 2028, a fronte di una media mondiale del 2,5%. Sempre nel Mare nostrum, il traffico marittimo a corto raggio ha registrato il dato più intenso di sempre, a livello europeo, con quasi 600 milioni di tonnellate movimentate. Quanto alla transizione green, l’utilizzo di carburanti alternativi ha continuato a progredire, con il 6,5% della flotta in navigazione in grado di utilizzare nuovi propellenti meno inquinanti. Percentuale che raggiungerà il 25% al 2030. Il 50,3% di tutti gli ordini di navi, a luglio 2024, è relativo a unità che utilizzano combustibili alternativi (nel 2017 questa quota era solo del 10,7%).

«I dati presentati da Srm – ha detto Mario Zanetti, delegato del presidente di Confindustria per l’Economia del mare e leader di Confitarma – evidenziano in modo chiaro l’importanza sia del trasporto marittimo sia del commercio marittimo globale, che si conferma spina dorsale degli scambi internazionali. Inoltre, emerge anche che il trasporto marittimo è la modalità più efficiente in termini di emissioni di carbonio. Il settore, infatti, sta attuando gli obiettivi della transizione green ma, per raggiungere il target net zero al 2050, i combustibili a zero emissioni non sono attualmente disponibili nelle quantità necessarie, e i costi della transizione sono enormi. Basti dire che, per dimezzare l’emissione attuale, il settore marittimo dovrebbe investire 1,4 trilioni di dollari. È impensabile che possano essere tutti a carico delle sole imprese: è necessario che gli investimenti privati, che continuano a esserci, vengano affiancati da un supporto pubblico».

Zanetti ha, poi, aggiunto che, «in un momento cruciale come questo, occorre dare attuazione alle priorità delineate nel Piano del mare, documento strategico del Governo, definendo insieme le azioni da intraprendere, in una logica collaborativa e di sviluppo del nostro Paese. Per questo, Confindustria, al fine di rilanciare la competitività del settore dell’Economia del mare, ha adottato un nuovo approccio di politica industriale costruito su tre driver strategici: i porti, i vettori e le flotte, le persone e le relative competenze».

Fonte: Il Sole 24 Ore