Oggi il tribunale di Roma si pronuncia sui migranti portati in Albania. Il governo rischia un nuovo stop
Sei giudici della sezione immigrazione del tribunale monocratico di Roma si riuniscono oggi, lunedì 11 novembre, per pronunciarsi sulle ordinanze di trattenimento dei sette migranti portati venerdì scorso a bordo della nave Libra nel centro di permanenza per il rimpatrio in Albania, a Gjader.
Il precedente
Alcune settimane fa i giudici si erano espressi – facendo riferimento alle leggi del diritto europeo – con l’annullamento del trattenimento di dodici migranti, tra egiziani e albanesi, che sono quindi stati portati al Cara di Bari. A seguito di quelle pronunce il governo ha varato un decreto legge che aggiorna la lista dei Paesi di provenienza dei migranti che sono ritenuti Sicuri dall’Italia. Nel cpr in Albania sono stati portati due giorni fa sette nuovi richiedenti asilo: uno degli otto selezionati per la procedura accelerata di frontiera – tre egiziani e cinque bengalesi – si era scoperto essere vulnerabile per problemi sanitari durante lo screening medico ed è stato portato in Italia.
L’elenco dei Paesi di provenienza sicuri, inserito nel decreto legge e poi confluito nel Dl flussi, basterà a scongiurare nuovi stop alla luce della sentenza della Corte di giustizia Ue del 4 ottobre? C’è il rischio di una nuova bocciatura della politica del governo di gestione dei flussi di migranti, con conseguente nuovo scontro tra esecutivo e magistratura.
Lo spettro dell’ennesimo stop
Anche la seconda puntata dell’operazione albanese messa in piedi dal governo, dunque, non parte col piede giusto. Nel primo viaggio la Libra portò lo scorso 16 ottobre a Shengjin 16 migranti. In quattro non superarono lo screening (2 vulnerabili e due minorenni) e presero subito la via dell’Italia. Gli altri 12 vennero liberati due giorni dopo dai magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma. Come prevede l’accordo Italia-Albania, gli 8 sono stati intercettati in acque internazionali a sud di Lampedusa e portati sulla Libra lunedì scorso. Sul pattugliatore sono stati sottoposti ad un pre-screening per verificare che avessero i requisiti previsti dalle norme: maschi maggiorenni, non vulnerabili e provenienti da uno dei 19 Paesi sicuri. Sono rimasti sulla nave 5 giorni prima di arrivare a Schengjin.
A dicembre la decisione della Cassazione
Il 4 dicembre la Cassazione deciderà su un interpello avanzato proprio dai giudici romani per decidere se possono mantenere una certa discrezionalità nella valutazione di un Paese sicuro o dovranno semplicemente attenersi alla lista del ministero degli Esteri (ora in quella contenuta nel nuovo decreto legge dello scorsi 21 ottobre).
Fonte: Il Sole 24 Ore