Olio extravergine, serve un patto contro le vendite sottocosto

Olio extravergine, serve un patto contro le vendite sottocosto

Dopo due anni contrassegnati da eventi inediti, quasi storici, il settore dell’olio d’oliva in Italia è ora a un punto di svolta. Nell’ultimo biennio, infatti, si è assistito al crollo, per motivi climatici (in primis la siccità), della produzione spagnola. Il buco produttivo di Madrid, principale produttore mondiale, ha innescato una spirale di rincari che ha portato l’extravergine a occupare stabilmente la soglia dei 10 euro al litro a scaffale. È quindi diventato realtà un livello di prezzo a lungo sognato dai produttori olivicoli e dall’industria olearia senza che fosse mai stato possibile in passato anche solo avvicinarvisi.

I forti rincari non sono stati privi di conseguenze: si è registrato un calo dei consumi di circa il 16%.

Dopo due anni, adesso, un nuovo brusco cambio di paradigma. La Spagna è tornata ad avere una campagna olivicola “normale” con una produzione stimata di 1,3 milioni di tonnellate (il doppio della media delle ultime due campagne). Ma in crescita sono anche diversi altri produttori dell’area Mediterranea: 250mila tonnellate sono attese in Turchia, 320mila in Tunisia, 230mila in Grecia, 170mila in Portogallo. Solo l’Italia, complice l’annata di scarica, dovrebbe produrre sotto media con un raccolto atteso poco sopra le 200mila tonnellate. Numeri che farebbero dell’Italia “solo” il quinto produttore mondiale.

Ma, soprattutto, il forte rimbalzo produttivo, in primis spagnolo, sta facendo ora crescere tra mondo produttivo e industria olearia, i timori di un pesante dietrofront dei listini.

«Io resto convinta che la debacle dei listini non ci sarà – spiega la presidente del gruppo olio d’oliva di Assitol (l’associazione delle industrie olearie italiane), Anna Cane –. Tuttavia, non è un risultato che possa essere lasciato al destino: bisogna – tutti – lavorarci. Bisogna che tutti, dagli olivicoltori ai frantoi e all’industria, fino alla distribuzione e ai consumatori, prendersi la propria fetta di responsabilità e impegnarsi perché non si torni all’extravergine a 3-4 euro al litro».
La presidente del gruppo olio di Assitol spiega anche nel merito il proprio ottimismo. «Negli ultimi due anni – aggiunge – a fronte di una crescita dei prezzi del 40-50% abbiamo assistito a un calo dei consumi del 16%. Una flessione molto meno che proporzionale, segno quindi che i consumatori hanno ridotto i loro acquisti ma non hanno rinunciato all’extravergine. E questo è un segnale molto importante, Ma i segnali da soli non bastano, vanno puntellati con iniziative mirate».

Fonte: Il Sole 24 Ore