Oltre la ricerca, Google porta Bard al livello successivo
Sin dal suo lancio, Google ha puntato molto sulle capacità di Bard, la sua intelligenza artificiale, di “capire” il mondo circostante. Non è un segreto: a differenza del concorrente principale di Microsoft, Google può contare sui decenni di conoscenza digitale che le sue piattaforme conservano e che hanno contribuito a costruire. Dotare Bard di nuove funzionalità non è dunque difficile per il colosso americano, che ha annunciato proprio oggi alcune novità relative al chatbot.
La prima è che Bard può interagire con tutte le applicazioni parte dell’ecosistema Google, dalle e-mail alla prenotazione di voli. In tal modo, il chatbot diventa sicuramente più utile, anche in versione proattiva. Se finora, al massimo, potevamo visualizzare in maniera automatica il biglietto dell’aereo sulla schermata di blocco dello smartphone Android, adesso Bard può compiere azioni complesse, semplicemente basandosi sull’input vocale o testuale. Ad esempio, cercare il posto prenotato o l’orario di chiusura dei check-in ma anche un file specifico sul cloud di Google Drive e molto altro. Per ora solo in inglese.
Oltre a ciò, Bard mira a ridurre al massimo le “allucinazioni”, ossia le risposte sbagliate. In che modo? Eseguendo un cosiddetto “double check” di ciò che afferma a seguito di una richiesta dell’utente. Pescando, ancora una volta, nel sapere di Google, l’assistente intelligente potrà verificare quanti contenuti affermano un fatto rispetto al suo opposto, per considerare bene il grado di verità proposto. Quando si clicca l’icona a forma di “G”, Bard leggerà le risposte e valuterà se in giro per il web ci sono contenuti che contrastano su ciò che ha scritto. Le frasi “incriminate” saranno evidenziate e poste al vaglio degli utenti. Una maggiore trasparenza che rimette nelle mani dell’uomo la parola finale rispetto all’idea che può farsi di un argomento.
Le estensioni
Alla base delle nuove potenzialità di scoperta dell’IA ci sono le cosiddette Bard Extensions. Si tratta di un nuovo modo per interagire e collaborare con l’IA. «Con le estensioni – spiegano i tecnici di Google “Bard può trovare e mostrare informazioni rilevanti dalle app che usiamo ogni giorno, da Gmail a Docs, Drive, Mappe, YouTube e molto altro. Anche quando i dati sono presenti su servizi multipli, Bard li mette assieme, proponendoli in maniera completa». È il caso in cui si chieda all’IA di creare l’itinerario per un viaggio basandosi sulla prenotazione dei voli, l’orario di arrivo in hotel e gli altri eventuali appuntamenti le cui informazioni sono presenti nelle varie app del gruppo. L’IA potrà recepire ogni indicazioni e proporre la migliore uscita per visitare una città, evitando anche il picco di turisti o altre problematiche connesse agli spostamenti. Parlando di “estensioni”, l’idea di Google, almeno al momento non è quella di aprire l’integrazione a Bard per altri software, per questioni di sicurezza e controllo. Un domani lo scenario cambierà? Probabilmente sì, ma non nell’immediato. «Ci impegniamo a proteggere le informazioni personali. Chi sceglie di utilizzare le estensioni Workspace, i contenuti di Gmail, Docs e Drive, sa che non vedrà i propri dati visti da revisori umani, né utilizzati da Bard per mostrare annunci pubblicitari personalizzati o per addestrare il modello. Naturalmente, l’utente ha sempre il controllo delle proprie impostazioni sulla privacy quando decide come utilizzare queste estensioni, che può disattivare in qualsiasi momento» afferma Big G.
Chatbot condivisa
Infine, quando un utente condivide una chat con Bard attraverso un link pubblico, sarà possibile continuare quella conversazione approfittando della conoscenza portata avanti fino ad allora dal chatbot, aggiungendo o chiedendo approfondimenti specifici. In tal modo, non si dovrà avviare da zero un dialogo, soprattutto quando si usa l’intelligenza artificiale per lavoro, con la necessità di collaborare su un testo con le risposte. Tutte queste novità sono rese possibili dall’aggiornamento dell’algoritmo di Bard al modello PaLM2 “che mira a rendere l’IA più trasparente, veloce e accurata” conclude Google.
Fonte: Il Sole 24 Ore