Omicidio Cecchettin: il 23 settembre la prima udienza, Turetta assente

Filippo Turetta davanti ai giudici. Lunedì 23 settembre, alle 9,30,nell’aula C del Tribunale di Venezia, davanti alla Corte d’assise presieduta da Stefano Manunzio, prende il via il processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Unico imputato l’ex fidanzato Filippo Turetta, reo confesso, che non sarà presente in aula. È accusato di omicidio aggravato dalla relazione affettiva con la vittima, dallo stalking, dalla premeditazione e dalla crudeltà. E di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d’armi. Rischia l’ergastolo. Una relazione tossica, che soffocava la ragazza: in meno di due anni aveva ricevuto oltre 225mila messaggi, oltre 300 al giorno. In aula ammessi venti giornalisti e solo le telecamere Rai.

Trenta testi d’accusa e uno per la difesa

I difensori Giovanni Caruso e Monica Cornaviera hanno rinunciano all’udienza preliminare, hanno anticipato che non chiederanno la perizia psichiatrica. Hanno indicano un solo testimone. Una trentina, invece, i testi per l’accusa in un processo che ha poco da svelare dopo la confessione. Il papà di Giulia, Gino Cecchettin, chiederà di costituirsi parte civile come la sorella Elena e il fratello Davide. Lo stesso faranno lo zio Alessio e la nonna Carla Gatto. Stessa strada per i Comuni di Vigonovo e Fossò.

Giulia uccisa con 75 coltellate

La giovane studentessa Giulia Cecchettin, 22 anni, a un passo dalla laurea in ingegneria biomedica, è stata uccisa con 75 coltellate la notte dell’11 novembre 2023, nel Padovano, in una zona tra Vigonovo e l’area industriale di Fossò. Avrebbe dovuto discutere la tesi cinque giorni dopo l’omicidio, per poi trasferirsi a Reggio Emilia alla Scuola internazionale di Comics, dove veva già frequentato qualche lezione. Giulia aveva una grande passione per il disegno e voleva diventare una illustratrice di libri per bambini. Giulia è morta per lo shock emorragico provocato dal colpo alla testa e dalle ferite.

Turetta reo confesso, arrestato in Germania una settimana dopo

Turetta viene arrestato in Germania a oltre mille chilometri da casa, dopo una fuga durata una settimana, poche ore dopo il ritrovamento del corpo dell’ex fidanzata. È a bordo della sua auto, in un luogo dove la sosta è vietata. Già in Germania le prime ammissioni, poi dopo il rientro in Italia scortato su un volo che atterra a Venezia il 25 novembre, entra nel carcere veronese Montorio. Dietro le sbarre, nel primo interrogatorio, confessa. Turetta ripercorre la doppia aggressione, prima in un parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin, poi nella zona industriale di Fossò. «Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei», ha detto al pm di Venezia Andrea Petroni. «Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei, che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me». Il ragazzo afferra un coltello, quindi inizia a colpirla: lei urla, batte la testa a terra e lui la carica in macchina. Un uomo sente le urla e chiama i carabinieri, ma la Punto nera di Turetta ha già lasciato Vigonovo. Dopo quattro chilometri, la telecamera di una ditta inquadra alle 23.40 il tentativo di fuga dell’ex fidanzata.

Giulia continuava a chiedere aiuto

«Avevo due coltelli nella tasca in auto dietro al sedile del guidatore. Uno l’avevo lasciato cadere a Vigonovo. Ho preso l’altro e l’ho rincorsa. Non so se l’ho spinta o è inciampata. Continuava a chiedere aiuto. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia. (…) Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo. L’ultima coltellata che le ho dato era sull’occhio. Giulia era come se non ci fosse più. L’ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti».

Fonte: Il Sole 24 Ore