Omicidio Cecchettin: Turetta condannato all’ergastolo
Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. La sentenza della Corte d’assise di Venezia è stata letta dal presidente del Collegio Stefano Manduzio. La Corte ha escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking, resta dunque in piedi l’accusa per omicidio aggravato dalla premeditazione, sequestro di persona e occultamento di cadavere. La Corte d’Assise di Venezia è rimasta fino alle 16 in camera di consiglio per discutere e deliberare la sentenza per Filippo Turetta, il 23enne reo confesso del femminicidio di Giulia Cecchettin. L’udienza, la quinta, prevedeva inizialmente le repliche del Pm, delle parti civili all’arringa della difesa e l’eventuale controreplica, che però non ci sono state.
In aula Turetta e papà Cecchettin
Filippo Turetta è in aula, così come Gino Cecchettin, il padre di Giulia, la giovane studentessa di 22 anni, uccisa con 75 coltellate dall’ex fidanzato. Per la seconda volta dopo il 25 ottobre, quando l’imputato è stato interrogato per ore, senza mai incrociare lo sguardo dell’uomo a cui ha ucciso la figlia. Turetta e papà Gino sono a pochi passi di distanza. Turetta è in prima fila, tra i suoi difensori, mentre Gino Cecchettin siede dalla parte opposta in seconda fila. Presenti, come parti civili anche lo zio Alessio e la nonna Carla Gatto, assenti in aula – come per tutto il processo – i fratelli Elena e Davide.
Lo zio della vittima: Turetta sarà sempre assassino di mia nipote
«Non vincerà nessuno perché noi abbiamo perso Giulia, la famiglia di Filippo ha perso Filippo e lui resterà quello che è. A prescindere dalla condanna e dalla durata della condanna, lui rimarrà sempre l’assassino di Giulia», dice Andrea Camerotto, zio di Giulia Cecchettin, fuori dall’aula del tribunale di Venezia. «La giustizia gli darà la possibilità di risollevarsi socialmente – afferma – ma non potrà uscire dal carcere e non essere l’assassino di Giulia, lo sarà per sempre». E sul perdono: «Io non sono per il perdono, non perdonerò mai chi ha ucciso mia nipote e non perdonerò mai chi fa del male alle donne», ha detto Camerotto.
Filippo non ha mai chiesto scusa
«Filippo non ha mai chiesto scusa – ha sottolineato lo zio di Giulia – non ha mai nominato Giulia. Forse è stata la situazione, ma non capisco il perché». Noi, conclude lo zio Alessio, «siamo sempre stati attenti e solidali con i suoi genitori. Forse io sono stato un po’ aggressivo nelle mie espressioni, ma nulla più. Il nostro comportamento è quello delle prime ore, quando i due erano stati dati per scomparsi».
Fonte: Il Sole 24 Ore