Omicron, frontiere chiuse dagli Usa all’Europa. Tutte le restrizioni sui viaggi
Davanti a Omicron, il mondo si chiude. La scoperta della nuova variante del Covid, avvenuta giovedì 25 novembre, in Sudafrica, ha provocato una reazione iniziale di grande preoccupazione, che ha portato nel giro di qualche ora prima la Gran Bretagna e poi tutta Europa e gli Usa a chiudere i confini ai Paesi dell’Africa australe.
Con il passare dei giorni l’allerta si è ridimensionata: ma anche se la variante Omicron non sembra causare casi gravi alcune frontiere sono rimaste chiuse. Al punto da costringere l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a lanciare un appello agli stati con l’invito a tutti ad agire in modo «calmo, razionale e proporzionato».
Oms: chiusura frontiere può essere controproducente
«La chiusura delle frontiere non fermerà la diffusione internazionale della variante Omicron del coronavirus e potrebbe avere effetti controproducenti sulla lotta alla pandemia. È quanto sostiene in una nota l’Oms, in cui si legge nero su bianco che «i divieti generali di viaggio non impediranno la diffusione internazionale» del Covid-19, ma «rappresentano un pesante fardello sulle vite e sui mezzi di sussistenza». La chiusura delle frontiere, prosegue l’Oms, può «avere un impatto negativo sugli sforzi per la salute globale durante una pandemia disincentivando i Paesi a segnalare e condividere dati epidemiologici e di sequenziamento».
Biden prepara una nuova stretta ai confini
L’appello dell’Oms per ora non sembra aver centrato l’obiettivo, anche a causa delle poche informazioni e certezze al momento disponibili sulla Omicron. Negli Stati Uniti l’amministrazione Biden sta preparando una nuova stretta sugli ingressi negli Stati Uniti, imponendo a tutti i viaggiatori, anche agli americani che rientrano, test Covid per limitare la potenziale diffusione della variante Sudafricana.
Secondo le nuove misure, che Joe Biden dovrebbe annunciare nella giornata di oggi, mercoledì 1 dicembre, per entrare negli Stati Uniti tutti anche i vaccinati dovranno presentare i risultati di un tampone negativo effettuato 24 ore prima della partenza. Si stanno valutando anche misure aggiuntive, come quella di imporre un secondo tampone 3-5 giorni dopo l’arrivo. E soprattutto la controversa proposta di imporre a tutti i viaggiatori, compresi i cittadini americani, una quarantena di una settimana anche in caso di test negativo al rientro.
Fonte: Il Sole 24 Ore