Omnicom acquisisce Interpublic, via al più grande gruppo pubblicitario mondiale
Un big bang nel mondo della pubblicità. Questo è quello che promette di generare l’0perazione annunciata negli Usa con il colosso pubblicitario Omnicom che ha raggiunto un accordo per l’acquisizione del suo concorrente Interpublic per un valore di circa 13,25 miliardi di dollari. Se andrà in porto, come previsto nella seconda metà del 2025, il deal porterà alla nascita del più grande conglomerato pubblicitario al mondo.
Con un fatturato combinato di oltre 20 miliardi di dollari, il nuovo colosso sarà in grado di competere direttamente con le grandi piattaforme tecnologiche come Google e Meta, che stanno guadagnando terreno nel settore pubblicitario grazie all’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa. E si troverà davanti a Wpp o a quella Publicis che proprio da quest’anno si trova a essere big mondiale e che è stata oggetto delle mire di Omnicom già dieci anni fa, prima che finisse in un nulla di fatto un possibile deal da 35 miliardi.
«Questo accordo ci consente di prendere il controllo del nostro futuro, anziché subire gli effetti di una tecnologia in continua evoluzione», ha dichiarato John Wren, presidente e amministratore delegato di Omnicom, durante una chiamata con gli investitori. La fusione, interamente azionaria, prevede uno scambio di 0,344 azioni Omnicom per ogni azione Interpublic, con gli azionisti di Omnicom che controlleranno il 60,6% della nuova entità.
Omnicom include le agenzie TBWA, BBDO e FleishmanHillard, e Omnicom Media Group. Interpublic possiede agenzie tra cui Weber Shandwick, McCann, FCB e Mediabrands.
Un tempo dominate dalle agenzie creative, le aziende pubblicitarie hanno trascorso l’ultimo decennio ad acquistare asset nei settori della tecnologia, dei dati e dell’e-commerce, nel tentativo di tenere il passo con la domanda di nuovi servizi da parte degli inserzionisti e con l’afflusso di nuova concorrenza da parte di giganti della tecnologia e società di consulenza come Accenture. Da qui la necessità che ha portato all’unione della terza e della quarta società di comunicazione pubblicitaria più grandi al mondo. L’accordo promette sinergie di costo pari a 750 milioni di dollari entro due anni, grazie a risparmi derivanti dalla razionalizzazione delle infrastrutture immobiliari, dall’ottimizzazione tecnologica e dalla centralizzazione di alcuni servizi.
Fonte: Il Sole 24 Ore