OpenAI, la favola no-profit sta per finire. Ad Altman il 7%

La favola della società no-profit che sviluppa intelligenza artificiale per il bene dell’umanità sta per finire. Perché OpenAI sta per diventare a tutti gli effetti una società a scopo di lucro, e il suo ceo, Sam Altman, è pronto ad ottenere il 7% delle quote.

L’ex start up con sede a San Francisco, che sviluppa la celebre ChatGPT, presto diventerà una società di pubblica utilità, un tipo di ente a scopo di lucro impegnato a migliorare la società, nel tentativo di risultare più attraente per gli investitori. Il consiglio di amministrazione sta lavorando a questa trasformazione che, ad ogni modo, non eviterà polemiche e conseguenze. Perché di fatto va a snaturare l’idea iniziale di OpenAI.

OpenAI è senza alcun dubbio una delle aziende più preziose della Silicon Valley in questo momento. E da qualche settimana il management sta lavorando per raccogliere una cifra vicina ai 6 miliardi di dollari di nuovi finanziamenti. Cifra grazie alla quale la società dovrebbe raggiungere una valutazione di 150 miliardi di dollari. Ma proprio questa nuova raccolta fondi sta accelerando la trasformazione societaria.

Secondo diverse fonti, infatti, se OpenAI non cambiasse forma giuridica entro due anni, gli investitori (tra i quali dovrebbero esserci Apple e Nvidia) potrebbero chiedere indietro i loro soldi.

Intanto, però, una delle figure chiavi di OpenAI – Mira Murati – ha annunciato che lascerà la società. Le ragioni non sono chiarissime, ma potrebbero essere legate proprio alla trasformazione dell’azienda.

Fonte: Il Sole 24 Ore