Opere dallo studio romano di Bertina Lopes da Bonhams

Negli ultimi cinque anni l’artista e attivista mozambicana-naturalizzata italiana Bertina Lopes, classe 1924 scomparsa nel 2012, è stata valorizzata sia a livello di mercato che di istituzioni. Da essere una figura nota prevalentemente nei circoli romani è entrata nel circuito dell’arte internazionale. La scalata verso la notorietà della sua opera, come per molti artisti attivisti che hanno speso gran parte della loro vita più a lottare per cause civili che ha cercare consenso nel mondo dell’arte, è iniziato post mortem, quando un gallerista ne riscopre il talento e la prolifica e generosa produzione. È il gallerista inglese Richard Saltoun che ha inaugurato la sua sede romana di Via Margutta nella primavera del 2022 con una personale dell’artista, seguita dalla presentazione delle della Lopes in fiere e mostre in Italia e all’estero, tra cui una personale da Andrew Kreps a New York, allargando così la conoscenza della sua opere al pubblico americano, fino all’inclusione all’attuale mostra della Biennale d’Arte di Venezia curata da Adriano Pedrosa.

L’asta da Bonhams

Ora, c’è chi giova di questa ascesa, mettendo all’asta presso Bonhams 57 opere tra dipinti ad olio, disegni e sculture, provenienti dall’abitazione-studio romano dell’artista, finora rimasto intatto. La vendita si terrà online dal 4 al 19 giugno con una stima complessiva di 300.000 e 500.000 sterline. Lo stesso studio, che per anni è stato luogo d’incontro di intellettuali, artisti, poeti, rifugiati e attivisti politici fino a diventare un simbolo di lotta e resistenza per la libertà, è stato oggetto di una ricostruzione storica al Museo delle Civiltà di Roma, inaugurata un anno fa e conclusa lo scorso 14 gennaio.

“Quando il marito di Bertina, l’italiano Francesco Confaloni, è scomparso di recente, ha lasciato tutto alla seconda compagna, che era la badante di Bertina” ha raccontato il gallerista Richard Saltoun. “Vissuta all’ombra di Bertina per molti anni, la donna non è interessata a mantenere viva la sua memoria, anzi, forse avrebbe voluto bruciare le opere. Il fatto che vadano all’asta ora è la soluzione migliore. Si tratta di opere tarde, perché il marito di Bertina ha lasciato a noi le opere precedenti al 1980, quindi l’asta non danneggerà il suo mercato. Il marito di Bertina voleva che noi creassimo un archivio, e abbiamo iniziato a farlo; la seconda moglie non vuole che continuiamo, ma comunque ci proveremo”. Tra l’altro l’Archivio Bertina Lopes è stato legalmente costituito nel 2013 con la finalità di conservare e tutelare il materiale documentario relativo l’attività dell’artista.
Il materiale documentario è conservato a Roma in quella che è stata l’abitazione dell’artista, secondo il Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Per cui dovrebbe essere tutelato.

Gli highlight

Non sono ancora state pubblicate tutte le opere che verranno disperse, ma tra gli highlight comunicati dalla casa s’aste ci sono tre oli su tela degli anni 90-2000 stimati 15-2.000 sterline (“La vita è un’eruzione vulcanica” del 1996, “Gli attimi sono gli anelli del tempo” del 1995 e “Il canto della natura” del 2000); un bronzo del 1986, “Totem”, stimato 1.000-1.500 sterline e un autoritratto col marito del 1968, stimato 7-10.000 sterline.
I prezzi più elevati all’asta sono stati raggiunti da opere degli anni ’70, come quella senza titolo del 1972 che ha stabilito il record d’asta da 44.100 euro nell’ottobre 2023 da Capitolium a Brescia, partendo da una stima di 4-5.000 euro. Ma in galleria i valori sono più alti, arrivando fino a 400.000 €, per la presenza di lavori più importanti, con opere che sono state vendute anche a musei come la Tate, il Pompidou e il Guggenheim.

L’artista

Nata a Maputo nel 1924, Lopes ha studiato pittura e disegno a Lisbona, venendo a contatto con il Modernismo europeo e iniziando a fondere le avanguardie artistiche occidentali con la tradizione africana. Tornata a Maputo, ha partecipato ai movimenti per l’indipendenza dal Portogallo, dove è stata costretta a tornare nei primi anni ’60 a causa delle sue posizioni politiche. Nel 1964 si è trasferita a Roma, dove l’anno successivo ha sposato Francesco Confaloni. In questo contesto l’artista è giunta alla maturità artistica, esprimendo la sua identità africana e il suo credo anticolonialista. Negli anni ’70 ha partecipato a mostre in Italia e all’estero, tra cui nel 1977 la X Quadriennale di Roma dedicata agli artisti di origine straniera operanti Italia.
Negli anni ha mantenuto vivo il suo collegamento con gli eventi politici del Mozambico, dall’indipendenza nazionale (1975) alla successiva guerra civile, durata più di un decennio. Negli anni ’80 e ’90 ha ricevuto diversi riconoscimenti, fino alla mostra monografica organizzata dalla FAO nel 1996, in occasione del Summit mondiale dell’alimentazione. Nel corso dei decenni il suo stile ha attraversato fasi, assorbendo influenze primitiviste, cubiste, informali, cosmico-psichedeliche, e riflettendo la sua doppia identità, così come la storia coloniale e post-coloniale. Nelle sue opere l’arte è strettamente intrecciata con l’attivismo politico e la critica sociale, diventando un mezzo per esprimere la libertà personale e collettiva.

Fonte: Il Sole 24 Ore