Orologi, nelle aste è caccia ai pezzi eccezionali
Qualità impeccabile, rarità, ma anche capacità di soddisfare la personale ricerca di bellezza, superando la mera prospettiva dell’investimento. Negli ultimi mesi il mercato delle aste di orologi ha ripreso slancio, dopo il rallentamento seguito allo sgonfiarsi della bolla post-pandemica, che lo aveva condotto a toccare vette mai raggiunte prima. Tuttavia, la ripresa segue nuovi orientamenti, come dimostrano i risultati di aste come le due organizzate da Phillips in Association with Bacs & Russo a Ginevra fra l’8 e il 10 novembre scorsi e che insieme hanno venduto orologi per la straordinaria cifra di quasi 58 milioni di dollari, il secondo totale di vendite più alto nella storia delle aste della categoria. Il lotto principe della “Geneva Watch Auction: XX” esprime efficacemente una delle principali direzioni verso le quali si stanno orientando i collezionisti: il F.P.Journe Tourbillon Souverain à Remontoir d’égalité 15/93, il secondo prodotto dall’orologiaio, nel 1993, e il primo da lui venduto, ha raggiunto la cifra di 8,4 milioni di dollari, oltre tre volte la sua stima iniziale, cifra che lo rende l’orologio più costoso mai realizzato da un indipendente e venduto all’asta nonché il settimo più costoso mai battuto in assoluto. Considerato questo precedente, c’è ora attesa per un altro maestro indipendente, Philippe Dufour, presente con un Magnum Opus, Grande & Petite Sonnerie alla “New York Watch Auction: XI” organizzata sempre da Phillips i prossimi 7 e 8 dicembre, con una stima iniziale che già supera i 2 milioni di dollari.
La passione per la qualità e la rarità degli indipendenti non sottrae luce e spazio alle vendite dei marchi protagonisti delle aste mondiali, Patek Philippe, Rolex in testa, ai quali in questi mesi si aggiungono modelli quasi unici di Cartier, resi ancora più preziosi dalle storie ai quali sono associati. Star dell’asta “Important Watches” organizzata da Sotheby’s a New York il 6 dicembre, per esempio, saranno due Rolex strettamente legati al Titanic: il primo, un 1680 Submariner in acciaio, è l’orologio che ha trascorso più tempo a grandi profondità, essendo stato al polso dell’esploratore e regista Al Giddings (la sua stima è di 20-40mila dollari); l’altro è un analogo in oro indossato dall’attore Bill Paxton nel film del 1997 (stimato 30-60mila dollari).
A Ginevra, invece, sempre la casa d’aste britannica ha battuto quattro record mondiali, in “Important Watches” e in “Treasures of Time”, per due modelli Patek Philippe (Ref. 1563 e Ref. 2499), un Cartier London Tank “Oblique” e uno dei 10 Rolex “50 Pesos” prodotti nel 1921 per i 150 anni dell’indipendenza messicana: insieme hanno totalizzato quasi 23 milioni di dollari, con il 27% dei lotti battuti oltre la loro stima più alta, acquistati da clienti perlopiù sotto i 50 anni. Da record anche la vendita di un altro Rolex iconico, il GMT-Master “Pepsi” (per il rosso e il blu della lunetta), indossato da Edgard Mitchell, pilota dell’Apollo 14, la terza missione ad atterrare sulla Luna: a Boston a fine ottobre RR Auction lo ha battuto per 2,2 milioni di dollari, oltre quattro volte la sua stima iniziale. Quasi incredibile, ma giustificata dalla peculiarità del pezzo e dallo spirito solidale dell’evento, la vendita del milionesimo Omega MoonSwatch all’asta “Watches for ELA” organizzata da Christie’s l’11 novembre: stimato mille dollari, è stato aggiudicato per quasi 80mila.
Fonte: Il Sole 24 Ore