Orologi svizzeri, per l’export calo contenuto (-3,3%) ma la Cina crolla

L’export di orologi svizzeri limita i danni. Il consuntivo dei primi sei mesi del 2024 mostra che la flessione delle esportazioni di segnatempo elvetici c’è, ma è nel complesso contenuta. Dopo i livelli record toccati nel 2023, l’export rossocrociato sente l’effetto congiunto del rallentamento economico internazionale e della forza del franco, che rende spesso di fatto più cari i prodotti elvetici. Ma le cifre della Federazione dell’industria orologiera svizzera (Fh) indicano anche che questo calo dell’export al momento non è di grandi dimensioni. Se da una parte ci sono le forti flessioni di Cina e Hong Kong, dall’altra ci sono i buoni andamenti di Stati Uniti e Giappone, con l’Europa in posizione intermedia.

Giappone e Usa in crescita, Cina e Hong Kong a -20%

Il polo elvetico dei segnatempo rappresenta oltre il 50% del fatturato mondiale del settore ed esporta oltre il 90% della sua produzione. Nei primi sei mesi di quest’anno l’export orologiero svizzero è stato di 12,89 miliardi di franchi (13,28 miliardi di euro al cambio attuale). Una cifra che indica un calo del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questi i numeri dei primi dieci mercati per gennaio-giugno 2024: Stati Uniti 2 miliardi di franchi (+3%), Cina 1 miliardo (-21%), Hong Kong 1 miliardo (-19%), Giappone 955 milioni (+7%), Singapore 838 milioni (+0,5%), Regno Unito 827 milioni (-1%), Francia 670 milioni (+3%), Germania 651 milioni (-5%), Emirati Arabi Uniti 625 milioni (+0,7%); l’Italia mantiene il decimo posto nonostante il calo, con 515 milioni (-6%). Appena fuori dalla top ten, all’undicesimo posto, c’è la Corea del Sud con 385 milioni e un ragguardevole +12%.

A giugno exportazioni a -7,2%. La sfida: limitare i danni

Se si guarda al solo mese di giugno 2024, l’export di orologi elvetici è stato di 2,27 miliardi di franchi (2,34 miliardi di euro), il 7,2% in meno rispetto ad un anno prima. Oltre alle frenate di Cina e Hong Kong, a incidere è stato anche il fatto che ci sono stati due giorni lavorativi in meno. Per quel che riguarda le gamme di prodotto, a cavarsela meglio nel mese è stata quella alta, con prezzo sopra i 3 mila franchi, che ha avuto una flessione in valore solo lieve (-0,5%) rispetto ad un anno fa; marcati invece i cali della gamma medio-alta con prezzo tra 500 e 3 mila franchi (-31%) e della gamma media con prezzo tra 200 e 500 franchi (-23%); il calo è stato di minore entità per la gamma di base con prezzo sotto i 200 franchi (-6%).

Queste le cifre dei dieci maggiori mercati nel mese di giugno, con l’andamento rispetto ad un anno prima: Stati Uniti 376 milioni di franchi (+6%), Giappone 174 milioni (+13%), Hong Kong 165 milioni (-23%), Cina 162 milioni (-36%), Regno Unito 155 milioni (-2%), Singapore 141 milioni (-10%), Francia 129 milioni (-0,1%), Germania 118 milioni (-5%), Italia 110 milioni (-13%), Emirati Arabi Uniti 96 milioni (-19%). In questa prima metà del 2024 l’export di orologi elvetici ha avuto il segno positivo in gennaio e in aprile, mentre ha registrato il segno negativo in febbraio, in marzo soprattutto, poi in maggio e appunto in giugno. Per l’industria svizzera dei segnatempo la sfida ora è continuare a limitare i danni, in attesa di una nuova fase di ripresa.

Fonte: Il Sole 24 Ore