Orsini: sul Green Deal non ho visto i sindacati al mio fianco

Orsini: sul Green Deal non ho visto i sindacati al mio fianco

Sul Green Deal, imprese e sindacati devono essere uniti. Quanto a Stellantis, «abbiamo bisogno che dimostri di voler bene al Paese». Con queste parole il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ospite dell’assemblea di Confindustria Genova (si veda articolo in pag 20) interviene su uno dei dossier industriali più urgenti del momento. La crisi dell’auto, analizza Orsini, è questione complessa, riguarda le scelte dei produttori ma anche le mancate politiche industriali e la direzione imposta dall’Ue con il Green Deal. «La cosa che mi chiedo è come mai, quando parliamo di queste questioni, visti i problemi che avremo nel 2025 su alcune filiere legate al Green Deal, non ho mai vicino i sindacati a combattere le battaglie che servono per mantenere i posti di lavoro. Mi farebbe piacere averli a fianco a me, purtroppo non li vedo» ha sottolineato il presidente degli industriali ribadendo che «bisogna cambiare passo perché non c’è più tempo». La priorità è la salvaguarda dei posti di lavoro nella filiera italiana, asset industriale di fondamentale importanza. «L’Italia – dice – ha fatto ciò che doveva fare nel passato, gli impegni verso Stellantis li ha mantenuti. A questo punto serve che Stellantis mantenga gli impegni verso il Paese». Un Paese che «ha dato tantissimo a Stellantis, e prima ancora a Fiat e Fca – insiste il presidente di Confindustria – io credo che, nell’indotto complessivo, Stellantis debba restituire quello che gli è stato dato».

Orsini non entra nel merito delle dimissioni a sorpresa presentate dall’ex amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, «non è compito nostro, è compito degli azionisti di Stellantis» ha ribadito che però ha sottolineato come, nel settore auto in generale, «i numeri mostrano la debacle delle scelte fatte». Volkswagen ha fatto -64% di profitti, ricorda Orsini, Audi -91%, Bmw -84%, Mercedes -54%. «Io credo che sia una rappresentazione plastica di tutto quello che abbiamo fatto di sbagliato in questi ultimi anni perché questo vuol dire distruggere l’industria» aggiunge. Sul fronte delle politiche industriali, Orsini chiede maggiori risorse per il settore. Il riferimento è all’apertura fatta dal ministro Adolfo Urso sulla possibilità di riportare la dotazione per il settore a quota 750 milioni per il 2025, dopo i tagli imposti in manovra all’intero Fondo Automotive. «Serve premiare le aziende che investono e mantengono gli utili nella propria impresa» spiega Orsini che comunque chiede al Governo «di essere vicino all’industria».

La prossima settimana l’Automotive resterà al centro dell’agenda politica. Il 12 dicembre i sindacati incontreranno i vertici del Gruppo a Torino per definire possibili soluzioni ad una situazione di emergenza che trova conferma nei numeri: da gennaio a settembre la produzione di veicoli in Italia si è ridotta di oltre il 30% rispetto al 2023, del 40% se si considerano le sole autovetture, con la prospettiva a fine dicembre di chiudere sotto la soglia del mezzo milione di mezzi, 350mila se si circoscrive l’analisi alle sole autovetture, livelli che riportano le lancette agli anni Cinquanta. I volumi produttivi in tutti gli stabilimenti italiani del Gruppo sono in calo rispetto all’anno scorso, con Mirafiori, Melfi e Cassino che chiuderanno con una produzione più che dimezzata.

Il 17 dicembre si tenterà di riaprire la partita al ministero delle Imprese e del Made in Italy dove un anno fa è stato avviato il lavoro con sindacati, azienda e filiera, con l’ambizione di creare le condizioni per raggiungere entro il 2028-2030 quota un milione di veicoli prodotti in Italia. Oggi l’orizzonte industriale sembra radicalmente cambiato e il rischio è che si debba giocare in difesa, provando a mettere in campo nuovi strumenti per difendere imprese e lavoratori in una fase di crisi dell’automotive senza precedenti.

I segnali di allarme sono quotidiani e arrivano da tutta Italia. I lavoratori delle società di logistica Logitech e Tecnoservice ed alla De Vizia (pulizie industriali) hanno bloccato ieri i cancelli dello stabilimento di Cassino, 150 di loro rischiano di perdere il posto di lavoro per la scadenza dei contratti di servizio. Oggi, è l’allarme lanciato dalla Fiom di Napoli, gli operai della Transnova riceveranno le lettere di licenziamento dopo che l’azienda ha perso la commessa con Stellantis che, dal canto suo, si è detta disponibile a riaprire la discussione con la società per supportarla in questa fase. Il coordinamento sindacale interregionale sull’automotive di Abruzzo e Molise ha quantificato in circa 30mila i lavoratori coinvolti nella crisi del settore. «Abbiamo bisogno di un contratto di sviluppo per le imprese e misure che tutelino i lavoratori nel breve termine, senza perdere di vista lo sviluppo futuro» dice Tecla Boccardo, segretaria regionale della Uil Molise.

Fonte: Il Sole 24 Ore