Otb presenta il bilancio di sostenibilità e annuncia acquisizioni nella filiera
Il gruppo OTB ha presentato ieri a Milano il suo primo bilancio di sostenibilità, relativo al 2021. «Un punto di partenza – ha spiegato il fondatore Renzo Rosso -. Sostenibilità non vuol dire fare una borsa con plastica riciclata, è uno stato mentale che vuol dire, tra le altre cose, restituire al mondo una parte di quello che si è guadagnato, come mi diceva mio padre». A fargli eco è Ubaldo Minelli, ceo del gruppo : «Abbiamo voluto anticipare le normative che non prevedono l’obbligatorietà di questo documento per le aziende non quotate. È uno dei passi verso la quotazione, cui ambiamo, e prevediamo tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025».
Dalle energie rinnovabili alla circolarità
Il report di sostenibilità rendiconta le attività del gruppo – cui fanno capo cinque marchi (Diesel, Margiela, Viktor&Rolf, Marni e Jil Sander) e due società produttive (Staff International e Brave Kid) – in tre macroaree di azione: “Protecting our Planet”, “the New Fashion System” e “Brave Together”. «In questo momento fare business sostenibile è una scelta coraggiosa – spiega Sara Mariani, chief sustainability officer di OTB, a capo di un team di 19 persone -. Nel 2021 il 41% di elettricità utilizzata nelle operazioni interne all’azienda arrivava da fonti rinnovabili e stiamo lavorando per attivare alla neutralità carbonica delle nostre operazioni nel 2030, all’impiego di packaging realizzati con materiali derivati da risorse rinnovabili entro il 2023 per i clienti B2B e nel 2025 per tutti. Soprattutto, stiamo immaginando e cercando di concretizzare un sistema nuovo improntato alla circolarita, che ogni brand sta interpretando in modo personale: dal Second Hand di Diesel al Recicla di Margiela». Il tema della circolarità – con cui OTB sta lavorando anche insieme ad altri brand italiani – è una delle priorità d’azione del gruppo, insieme alla tracciabilità: «L’idea è quella di creare una piattaforma di tracciabilità della filiera al di là del “tier 1” – continua Mariani -. L’impatto ambientale del gruppo è dovuto per il 96% alle materie prime, incluso il trasporto: per questo vogliamo privilegiare i materiali di prossimità».
Focus sull’impatto sociale
C’è poi l’impatto sociale, che abbraccia i temi della diversità, dell’inclusività, ma anche i diritti dei lavoratori. «Il 51% dei manager del gruppo sono donne e nelle strutture questa percentuale sale al 63%. Sono donne che non sono in certi posti perché sono donne, ma perché lo meritano», spiega Renzo Rosso. Che nel 2008 ha creato una fondazione proprio per ridurre le disuguaglianze e aiutare le comunità: in 24 anni la Otb Foundation ha sviluppato oltre 300 progetti con un impatto diretto sulla vita di circa 300mila persone.
Il sostegno alla filiera
La comunità che OTB ha deciso di aiutare già da tempo è quella delle imprese che lavorano con e per il gruppo, più della metà delle quali (53%) sono micro aziende e nel 73% dei casi si trovano in Italia. «Nel 2013 abbiamo creato il progetto Cash (credito agevolato – suppliers’ help, ndr) che dal 2013 permette ai fornitori eleggibili di incassare anticipatamente, tramite un istituto bancario, i crediti nei confronti di Otb a condizioni economiche agevolate con il gruppo che fa da garante. Abbiamo erogato 400 milioni di euro in nove anni», dice Minelli. Il prossimo passo del sostegno alla filiera sarà quello di acquisire partecipazioni di minoranza di alcune aziende: «Entreremo in punta di piedi, rispettando l’imprenditore».
Fonte: Il Sole 24 Ore