Otto aziende su 10 preoccupate per la situazione sociale
È spesso la Cenerentola nelle pratiche di sostenibilità: la «S» di social nella formula Esg è spesso offuscata dall’E(nviroment) dell’ambiente, più semplice da misurare e più facile da comunicare, o dalla G di Governance. Eppure, in un mondo di crescenti diseguaglianze, la sostenibilità sociale è centrale nelle aziende che, decidono non solo di introdurre pratiche alla maniera della classica Csr, ma di iniziare a cambiare le politiche. Il secondo rapporto dell’Osservatorio Sostenibilità Sociale di Impresa – promosso da Fondazione Sodalitas – coglie l’urgenza dei tempi.
Pirelli: affrontare gli impatti del cambiamento demografico
«Le sfide che ogni impresa ha di fronte riguardano infatti sempre di più il rapporto con le persone e la società. Basti pensare agli impatti del cambiamento demografico: la graduale riduzione della popolazione occupabile richiede alle aziende di investire nel miglioramento della capacità di attrarre e trattenere i giovani, da un lato, e dall’altro di investire nei lavoratori senior sempre più preziosi» scrive Alberto Pirelli, presidente di Fondazione Sodalitas, che ha scelto di intitolare il rapporto «Guidare la transizione giusta».
L’indagine, frutto della collaborazione con Walden Lab e Omnicom PR Group – che sarà presentata a Milano in Assolombarda martedì 27 febbraio 2024 – è stata composta attraverso una fase qualitativa e una quantitativa su un campione di 127 imprese italiane, e ne ha fotografato l’attuale impegno in sostenibilità sociale.
Otto aziende su 10 preoccupate da situazione sociale
Ciò che più preoccupa le aziende (“molto” e “moltissimo”) è la situazione sociale (81%), seguita dall’ambiente (74%), l’economia (51%). A questa consapevolezza si accompagna la coscienza del proprio ruolo ovvero della possibilità per le imprese – in particolare di quelle di maggiori dimensioni – di svolgere un’azione efficace per favorire una evoluzione positiva (72%), assieme al governo (73%). Le priorità rispetto all’Agenda 2030 sono il valore dignitoso e la crescita economica (69%), la parità di genere (64%), la salute e il benessere delle persone (61%).
Come cambia l’idea di benessere
Le aziende sono consapevoli di dover aumentare l’impegno sulla sostenibilità sociale, prioritariamente sul fronte “interno”, cioè il miglioramento della qualità della vita e del lavoro dei dipendenti (89%). E considerano rilevanti la qualità del lavoro (65%), il welfare aziendale (63%), la diversità e l’inclusione (62%). L’idea stessa di benessere si è ampliata e include oltre alle tradizionali dimensioni – quella economica (retribuzione, carriera, welfare aziendale) e quella fisica (salute e sicurezza in azienda) – anche dimensioni “nuove” di b+enessere: psicologica e – soprattutto – relazionale, indice della rilevanza che ha assunto la qualità del clima interno (87%) generato dagli stili di leadership e dalle modalità di relazione tra pari. Al benessere interno concorrono tuttavia anche dimensioni più “strutturali” come l’impegno a favore della parità di genere, la “diversità e inclusione” e la formazione. Decisive per dare piena credibilità all’impegno delle imprese a favore della sostenibilità sociale risultano l’impegno a favore dell’inserimento lavorativo dei giovani: le aziende sono impegnate nella collaborazione con università e centri di ricerca (77%) e nell’inserimento di giovani in apprendistato (63%).
Fonte: Il Sole 24 Ore