Paesi Ue a caccia di fondi ma pochi sì alla patrimoniale

LUSSEMBURGO – È un percorso molto tortuoso quello intrapreso in queste settimane dai governi europei, chiamati ad applicare le nuove regole di bilancio in un contesto politico ed economico particolarmente incerto. Mentre molti Paesi membri hanno deciso di rinviare la presentazione del piano pluriennale di finanza pubblica, altri riflettono all’ipotesi (controversa) di introdurre tasse patrimoniali pur di rimettere ordine nei conti pubblici.

Quest’ultima ipotesi non è discussa solo in Italia. È emersa anche in Francia. Il nuovo premier Michel Barnier ha annunciato nei giorni scorsi un contributo dei più ricchi, con l’obiettivo di recuperare nel 2025 fino a 2 miliardi di euro. «Lo sforzo», così ha detto, dovrebbe riguardare 65mila famiglie, rispetto ai 20 milioni di famiglie che pagano l’imposta sul reddito. Si tratterebbe di una ulteriore tassazione rispetto alla già esistente imposta sulla fortuna immobiliare.

Il centro studi Tax Foundation Europe spiega in un recente rapporto che attualmente in Europa solo tre Paesi tassano la ricchezza nel suo insieme: la Norvegia, la Spagna, e la Svizzera. Altri Paesi tassano solo alcuni attivi: la Francia (gli immobili), l’Italia (gli attivi finanziari e immobiliari detenuti all’estero), il Belgio (i portafogli finanziari di un valore superiore a un milione di euro) e l’Olanda (che tassa il patrimonio, esclusa la casa di prima residenza e alcuni particolari attivi).

Secondo le informazioni raccolte a margine di una riunione dei ministri delle Finanze in Lussemburgo, l’idea di nuove tasse patrimoniali non sembra essere al centro del dibattito nazionale in altri Paesi. D’altro canto, la situazione è a macchia di leopardo; non tutti hanno i conti in disordine come la Francia o l’Italia. Soprattutto, da anni ormai, nella zona euro, la fiscalità è uno strumento di concorrenza reciproca per attirare nuovi investimenti o nuovi residenti.

Detto ciò, la Finanziaria del 2025 è difficile per molti. Il nuovo Patto di Stabilità, approvato a inizio anno, prevede che entro il 20 settembre i paesi membri avrebbero dovuto presentare il loro piano pluriennale di risanamento dei conti. Solo due Paesi – la Danimarca e Malta – hanno rispettato la scadenza. Tutti gli altri hanno chiesto un rinvio. La Commissione europea si aspetta che la maggior parte dei piani venga inviata a Bruxelles insieme alle bozze di bilancio attese per il 15 ottobre.

Fonte: Il Sole 24 Ore