Papa Francesco: «Indagare se a Gaza è genocidio. Nel tempo delle migrazioni stiamo diventando disumani»
Di fronte alla sfida delle migrazioni «nessun Paese può essere lasciato solo e nessuno può pensare di affrontare la questione isolatamente attraverso leggi più restrittive e repressive, talvolta approvate sotto la pressione della paura o in cerca di vantaggi elettorali. Al contrario, così come vediamo che c’è una globalizzazione dell’indifferenza, dobbiamo rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, affinché le condizioni degli emigranti siano umanizzate». Lo afferma papa Francesco nel suo nuovo libro “La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore”, in uscita per il Giubileo 2025 e di cui il quotidiano La Stampa anticipa oggi alcuni brani.
Affrontare le cause nei Paesi d’origine
Il Papa torna a sottolineare che «è assolutamente necessario affrontare nei Paesi d’origine le cause che provocano le migrazioni» (Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2017). «È necessario che i programmi attuati a questo scopo – scrive il Papa nel libro – garantiscano che, nelle aree colpite dall’instabilità e dalle ingiustizie più gravi, si dia spazio a uno sviluppo autentico che promuova il bene di tutte le popolazioni, in particolare dei bambini e delle bambine, speranza dell’umanità. Se vogliamo risolvere un problema che tocca tutti noi, dobbiamo farlo attraverso l’integrazione dei Paesi di origine, di transito, di destinazione e di ritorno dei migranti». Gli esempi non mancano. «Pensiamo agli esempi recenti che abbiamo visto in Europa. La ferita ancora aperta della guerra in Ucraina – scrive ancora il Pontefice – ha portato migliaia di persone ad abbandonare le proprie case, soprattutto durante i primi mesi del conflitto. Ma abbiamo anche assistito all’accoglienza senza restrizioni di molti Paesi di confine, come nel caso della Polonia. Qualcosa di simile è accaduto in Medio Oriente, dove le porte aperte di nazioni come la Giordania o il Libano continuano a essere la salvezza per milioni di persone in fuga dai conflitti della zona: penso soprattutto a chi lascia Gaza nel pieno della carestia che ha colpito i fratelli palestinesi a fronte della difficoltà di far arrivare cibo e aiuti nel loro territorio».
Faro su Gaza
«A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali», scrive il Pontefice nel suo nuovo libro. Il volume, a cura di Hernán Reyes Alcaide (Edizioni Piemme), uscirà martedì in Italia, Spagna e America Latina, e poi a seguire in vari altri Paesi.
Sto con i giovani che lottano contro mondo usa e getta
Nel suo libro per il Giubileo 2025 lo sguardo è ai giovani. «Ho seguito da vicino le massicce mobilitazioni degli studenti in diverse città – scrive Francesco – e conosco alcune azioni con cui si battono per un mondo più giusto e attento alla salvaguardia dell’ambiente. Agiscono con preoccupazione, entusiasmo e, soprattutto, con senso di responsabilità verso l’urgente cambio di rotta che ci viene imposto dalle problematiche derivate dall’attuale crisi etica e socio-ambientale». E aggiunge: «Il tempo sta per scadere, non ce ne resta molto per salvare il pianeta e loro vanno, escono e si fanno valere. E non lo fanno solo per se stessi, lo fanno per noi e per chi verrà dopo. Ci sono diversi esempi di come questo dialogo intergenerazionale può sfociare in un’alleanza applicata alla cura della casa comune. Penso – prosegue papa Francesco – ad alcuni progetti che si preoccupano di trasmettere il patrimonio di conoscenze e i valori della produzione alimentare locale che possedevano i nostri nonni, allo scopo di applicarli con l’aiuto dei mezzi di cui oggi disponiamo per fare passi avanti nella difesa e promozione della biodiversità alimentare. Li anima il desiderio di ritornare alla terra e di coltivarla, senza sfruttarla, con tecniche e metodi del tutto ecologici. In un mondo sempre più frenetico e “usa e getta”, queste iniziative aiutano le persone a non perdere il legame con il cibo e con le tradizioni locali a esso collegate».
Fonte: Il Sole 24 Ore