Parità di genere, 7mila aziende al traguardo della certificazione

Parità di genere, 7mila aziende al traguardo della certificazione

L’impatto dell’amministrazione Trump

L’inversione di rotta annunciata dall’amministrazione Trump sulle politiche “Dei” (su diversità, equità e inclusione), che sono state definite discriminatorie, non sembra poter influenzare il cammino intrapreso dall’Europa su questo fronte.

«L’uguaglianza di genere è uno degli obiettivi dell’agenda Onu 2030», ricorda Claudia Baroncini, coordinatrice del gruppo di lavoro accreditamento di Conforma, associazione fra gli organismi di certificazione, ispezione, prova e taratura in Italia. «Le imprese con le quali abbiamo a che fare per la certificazione della parità di genere ritengono che migliorare la propria organizzazione sotto il profilo della parità sia un plus per l’azienda, e che aiuti a ridurre il turn over e a fidelizzare il personale. Ormai, c’è un cambiamento culturale che ha i suoi tempi ma che si sta consolidando».

Sulla lettera inviata dall’amministrazione Trump tramite le ambasciate Usa di Parigi e Madrid per chiedere alle società titolari di contratti con il Governo statunitense di produrre «la certificazione per la conformità alla legge federale antidiscriminazione», ovvero di documentare la non applicazione dei programmi “Dei”, Francesco Perrini, Associate Dean for Sustainability di Sda Bocconi School of Management, con responsabilità anche su diversità, equità e inclusione, spiega: «Questo è un altro dazio. A Trump – aggiunge – non importa della diversità, dell’inclusione, del climate change. Lui ha un unico obiettivo, vendere i prodotti americani, produrre prodotti americani e venderli agli americani negli Stati Uniti. E questo è un altro modo secondo lui per farlo, così pensa infatti di tenere le imprese europee fuori dai bandi americani».

Il corpus normativo sulla tutela dell’uguaglianza di genere e sull’inclusione di cui l’Europa si è dotata in questi anni è strutturato. Secondo Perrini, dunque, l’orientamento dell’amministrazione Usa non avrà un impatto negativo sulle policy delle grandi aziende, «sia perché – continua – la direzione del resto del mondo è un’altra, sia perché queste società difficilmente rinunceranno ai mercati nei quali l’adeguamento alle norme sulla diversity è premiante, come hanno deciso gli azionisti di Apple nella recente assemblea». Che le aziende europee e quelle italiane non faranno passi indietro lo crede anche Alessia Ruzzeddu, referente per l’inclusione di Aidp, Associazione italiana per la direzione del personale: «Lo dimostrano – dice – i numeri delle aziende certificate, che hanno asciugato anche il plafond messo a disposizione per gli sgravi contributivi».

LE AZIENDE E IL BENEFICIO

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Le sedi aziendali certificate

Fonte: Il Sole 24 Ore