Partite Iva alla cassa a gennaio per 688 milioni di acconti rinviati

Partite Iva alla cassa a gennaio per 688 milioni di acconti rinviati

Dopo una navigazione burrascosa al Senato il decreto fiscale collegato alla manovra diventa legge con l’approvazione lampo della Camera. Ai deputati, infatti, è rimasto soltanto il compito di certificare con un nuovo voto di fiducia le scelte dei senatori e consegnare alla «Gazzetta Ufficiale» il primo pezzo dalla manovra di bilancio su cui invece dalla prossima settimana a Montecitorio si inizierà a fare sul serio con le votazioni degli emendamenti (400 supersegnalati) in commissione Bilancio. Una navigazione burrascosa che ha visto la maggioranza battuta due volte a Palazzo Madama, sul canone Rai da 90 a 70 caro alla Lega ma bocciato da Forza Italia, e subito dopo per ripicca del Carroccio sullo scudo penale per la sanità in Calabria chiesto dagli azzurri ma su cui i leghisti si sono astenuti.

Ad alzare il livello anche il Capo dello Stato che, oltre aver vigilato sulle tante proposte di modifica estranee per materie, ha invitato i partiti a togliere dal tavolo delle votazioni l’aumento del 2 per mille ai partiti, bloccando così il nuovo meccanismo di ripartizione del contributo pubblico basato sulla possibilità di distribuire anche le quote inoptate. Alla fine l’aumento del 2 per mille c’è stato ma limitato 4,6 milioni di euro.

Gli acconti a rate

Tra le novità arrivate in corsa durante l’approvazione al Senato va segnalato lo spostamento al16 gennaio 2025 degli acconti delle imposte dovute dalle partite Iva con ricavi o compensi fino a 170mila euro. Un appuntamento che per le casse dello Stato vale circa 688 milioni e che consente a professionisti e imprese, anche per il 2025, di poter versare il secondo acconto di Ires, Irpef e Irap in unica soluzione o in cinque rate fino a maggio con importi maggiorati degli interessi.

Il concordato preventivo

Dalle opposizioni si parla comunque di un provvedimento «senza visione», mentre il governo è «in attesa messianica» delle entrate da concordato fiscale. E proprio il patto biennale con il fisco per due milioni di partite Iva che ancora non hanno aderito è diventato, con gli acconti a rate, uno dei pezzi portanti del decreto. Il provvedimento, infatti, riapre i termini fino al prossimo 12 dicembre. Una riapertura che l’amministrazione finanziaria ha accompagnato con un’operazione di moral suasion, recapitando 2,7 milioni di Pec in due momenti diversi e mettendo soprattutto nel mirino quanti hanno dichiarato fino a 15mila euro, e comunque meno dei dipendenti e del reddito minimo di riferimento del settore produttivo di appartenenza.

Bonus Natale

Nel decreto fiscale, trasformato di fatto in un Omnibus, ha trovato spazio anche l’ampliamento della platea e l’anticipo a Natale del bonus da 100 per chi ha un figlio a carico e redditi fino a 28mila euro ma con esclusione del requisito del coniuge a carico. Ok anche al riequilibrio regionale del payback farmaceutico, misura che introduce criteri diversi per la redistribuzione delle risorse del payback. Con la nuova misura si tiene conto anche dell’entità dello sforamento delle regioni e non solo il criterio pro capite che fino a ora ha avvantaggiato la Lombardia. Con un altro emendamento riformulato dal Governo, è stato rifinanziato il credito d’imposta di Transizione 4.0 che, negli anni, ha sforato di 4,7 miliardi la dotazione e concesso la possibilità di usare i fondi Covid del 2020 e 2021 ancora presenti sui bilanci dei servizi sanitari regionali per il recupero delle liste d’attesa.

Fonte: Il Sole 24 Ore