Pasta Felicetti raggiunge i 65 milioni di fatturato e punta a quota 75

Pasta Felicetti raggiunge i 65 milioni di fatturato e punta a quota 75

Riccardo Felicetti, ad dell’omonimo Pastificio trentino, è ospite al Mimit per parlare di intelligenza artificiale, in un convegno organizzato dalla Fondazione Bruno Kessler. «Quando si parla di cibo normalmente si parla di situazioni idilliache: pasta fatta a mano, sapori di una volta», dice. «Sarebbe ora che qualcuno raccontasse che c’è un filo rosso che ha attraversato cinque generazioni e che ha sempre perseguito la ricerca in innovazione, perché la tecnologia aiuta in tutto: dalla ricerca di particelle di grano duro, al packaging. Anche se il cuore del pastaio la macchina non potrà sostituirlo». In Trentino negli ultimi trent’anni c’erano 14 pastifici: oggi è rimasto solo Pastificio Felicetti.

Felicetti, come presidente dei pastai italiani lei ha sventato la minaccia dei dazi durante la prima amministrazione Trump. Che idea si è fatto di questa seconda amministrazione?«Sui dazi dobbiamo fare molta attenzione. Io credo che a prescindere da quello che viene annunciato dovremmo preoccuparci – visto che non possiamo far niente, se non subirli – quali debbano essere le strategie di medio periodo per sostenere questo genere di pratica commerciale. Durante il precedente mandato del presidente Trump eravamo riusciti – anche grazie alla intercessione di Ipo (International pasta organization) – a far rientrare questa minaccia, che sarebbe costata ai consumatori americani svariati milioni di dollari. Quindi a prescindere dalla preoccupazione – che è trasversale a tutto il mondo della manifattura italiana – direi che dovremo attendere il momento in cui la minaccia dovesse diventare realtà. Le regole dicono che normalmente il produttore, visto che non ha margini, scarica l’aggravio dei costi sul mercato: quindi non so quanto possa essere lungimirante da parte della amministrazione statunitense la scelta dei dazi».

Spera e pensa, mi pare di capire, che questa minaccia non si concretizzi?

«Lo auspico e credo che non siano cambiate a sufficienza le condizioni per vedere uno scenario diverso, malgrado questa legislatura sia partita in maniera un po’ diversa dalla precedente: sono più preoccupato ora, che non nel 2017».

Tre anni fa avete inaugurato il vostro secondo stabilimento produttivo in Val di Fiemme, per superare alcune criticità dovute a una produzione in crescita. Che risultati sta dando una struttura industriale di quelle dimensioni?

Fonte: Il Sole 24 Ore