Pasta, la crescita della produzione e i rischi del climate change
Di fatto, nel 2023, la Spagna era il secondo produttore di pasta di cellulosa dell’Unione Europea (UE) con un totale di 485.131 tonnellate, seconda solo all’Italia, che produceva 4,2 milioni di tonnellate, secondo i dati pubblicati da Eurostat.
Tuttavia, i cambiamenti climatici comportano rischi potenziali per questo settore. Poiché la produzione di pasta dipende direttamente dalla disponibilità di grano e altri cereali, siccità e ondate di calore prolungate in Spagna e in altri Paesi fornitori potrebbero influire sia sulla qualità che sul prezzo delle materie prime. La gestione dell’acqua è un altro fronte. Una risorsa cruciale per la produzione agricola, complicata da una disponibilità sempre minore. Queste preoccupazioni hanno portato le aziende del settore a esplorare alternative come la diversificazione dell’approvvigionamento e l’uso di colture più resistenti alle condizioni climatiche estreme per garantire la sostenibilità a lungo termine della produzione.
La siccità sta avendo un profondo impatto sui campi di cereali per la produzione di pasta in Spagna. La mancanza di precipitazioni e lo stress idrico prolungato hanno ridotto drasticamente i raccolti di grano duro, il principale cereale utilizzato in questa industria. Ad esempio, nell’ultima stagione, il Grupo Gallo ha riferito che le tonnellate di grano raccolte sono state meno della metà del solito, passando da 20.000 tonnellate a meno di 9.000 tonnellate.
Secondo gli ultimi rapporti del Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica (MITECO), nel 2022 è stato colpito tra il 35% e il 45% del territorio, mentre nel 2023 questa cifra è scesa al 15%-25%. Nella prima metà del 2024 si è ulteriormente ridotta a circa il 15% del Paese. Ma nonostante questa tendenza positiva, ci sono ancora vaste aree di coltivazione in cui la siccità rimane un problema.
Secondo l’Indagine sulle superfici e le rese delle colture (ESYRCE), nel 2023, il 77,8% della superficie coltivata in Spagna apparterrà a colture irrigue. Infatti, i cereali come il grano tenero rappresentano 1.792.228,99 ettari, mentre il grano duro 328.997,04 ettari. Mentre nel 2013, 10 anni fa, la percentuale di ettari coltivati in terraferma era del 79,15%. Per quanto riguarda la coltivazione del grano, il grano tenero conta 1.761.730,73 ettari e il grano duro 445.589,23 ettari.
Fonte: Il Sole 24 Ore