Pd, Bonaccini rilancia la vocazione maggioritaria. Ma senza vittoria netta rischio paralisi
La rivendicazione della vocazione maggioritaria
Insomma quello che vuole far rivivere Bonaccini è il partito della «vocazione maggioritaria», ossia un partito che parla a tutto il Paese senza delegare la rappresentanza dei ceti popolari alla sinistra e dei ceti moderati al Terzo polo. E uno dei corollari della vocazione maggioritaria è porsi al centro dell’alternativa di governo e quindi esprimere anche il candidato premier della coalizione che sfiderà la destra alle prossime politiche, come mette in evidenza Carlo Cottarelli parlando alla platea bonacciniana: «Sono qui per spiegare perché Stefano ha il merito e la capacità di essere il prossimo presidente del Consiglio. Se il Pd è a vocazione maggioritaria allora lui potrà essere il miglior premier, e nella sue mani l’Italia può diventare il Paese migliore d’Europa».
La difesa del nome «democratico»
Il raddrizzamento della barra riguarda anche la questione del nome del partito, che la sinistra (Giuseppe Provenzano, Andrea Orlando e anche la principale competitor di Bonaccini Elly Schlein) vorrebbe cambiare introducendo la parola lavoro. A parte che per Bonaccini bisogna parlare piuttosto di «lavori», il punto è che «è sempre più evidente che la demcorazia non goda di buona salite: è sotto attacco dall’esterno e dall’interno». E dunque «ci chiamiamo partito democratico non perché 16 anni fa di fosse ricercato un minimo comun denominatore, lessicale prima ancora che valoriale, tra le culture fondatrici. Non ci si era arrivati per sottrazione, ma per visione: l’intuizione, cioè, che la democrazia è il fondamento della nostra idea di società per l’aspetto sostanzionale che ha in sè il rapporto tra governanti e governati, tra comunità e istituzioni. Per questo Partito demcoratico è un nome importante: è un’idea valoriale forte e un progetto di società. I fatti di capitol Hill e di Brasilia sono lì a dimostrarlo, esattamente come l’aggressione di Putin all’Ucraina».
Un discorso da segretario in pectore
Nel discorso di Bonaccini, un discorso da segretario in pectore che guarda già al lavoro di opposizione al governo Meloni e alle prossime elezioni nazionali, le europee del 2014, c’è molto altro: la necessità di investire sulla sanità e la scuola, con le proposte di elevare a 18 l’obbligo scolastico e di eliminare il numero chiuso per l’ingresso a medicina; ma anche la transizione ecologica che non può prescindere dalla salvaguardia dei posti di lavoro e dal principio di realtà, con il sì ai rigassificatori e ai termovalorizzatori. E poi l’insistenza sul taglio del cuneo fiscale come strada per rendere il lavoro stabile più conveniente per le imprese e così ridurre il precariato che uccide i giovani.
I due partiti che convivono nel Pd e il rischio paralisi
Ma il senso politico resta il tentativo di rimettere la barra al centro dopo lo scivolone sul caso Giarrusso di sabato e dopo l’abiura del Jobs act renziano davanti ai cancelli di Mirafiori di venerdì: al Talent Garden il governatore dell’Emilia Romagna ha voluto riconnetersi sentimentalmente e politicamente con tutti i riformisti del Pd che lo sostengono: «Dobbiamo essere un partito davvero riformista: io di una sinistra minoritaria e massimalista non so che farmene». C’è da chiedersi se Bonaccini, una volta che dovesse essere eletto segretario confermando le previsioni per le primarie del 26 febbraio, avrà la forza politica di portare avanti la sua linea politica senza provocare la sollevazione, e forse la scissione, della sinistra del partito. Perché il vero rischio per il Pd è la paralisi, con il M5s e il Terzo polo a corrodere I fianchi.
Schlein incalza: saremo la vera sorpresa di queste primarie
Molto dipenderà dallo scarto che Bonaccini avrà nei confronti di Schlein: più sarà grande, più la sua linea politica avrà forza. Lei, l’ex leader di Occupy Pd, punta tutto sul voto dei giovani e delle donne. «Saremo la vera sorpresa di queste primarie, lo vedo dall’entusiasmo negli occhi delle persone, di tanti nuovi iscritti che si stanno iscrivendo, di tanti giovani che si stanno avvicinando per la prima volta, dell’associazionismo che si riaffaccia: è un ricongiungimento familiare», dice mentre gira l’Emilia Romagna per la sua campagna. E ancora: «Veniamo da valori antichi ma vogliamo rinnovare questo partito, il suo metodo e anche la classe dirigente. Io e Bonaccini siamo molto diversi dal punto di vista della prospettiva politica e anche del metodo che mettiamo in campo, ma il più bel regalo che possiamo fare al Pd è la promessa che dopo le primarie lavoreremo insieme».
Fonte: Il Sole 24 Ore