Penale telematico, obbligo nel mirino dei magistrati
Da oggi, martedì 7 gennaio 2025, con la ripresa delle udienze a pieno ritmo, entra nel vivo la nuova fase del processo penale telematico. E forte si alza la preoccupazione dei magistrati, con l’Anm che delle criticità del passaggio si fa forte per segnalare, ancora una volta, le inadempienze del ministero e la disattenzione agli aspetti organizzativi dell’attività giurisdizionale. E per un’inversione di rotta non è decisivo il decreto ministeriale pubblicato in «Gazzetta» a fine anno con il quale si permette l’utilizzo del doppio binario, analogico e digitale, per il deposito degli atti.
Assenza di sperimentazione
Il decreto n. 206 del 27 dicembre 2024, infatti, accoglie solo in parte le criticità dettagliatamente evidenziate dal Csm in un parere che metteva in luce, tra l’altro, l’assenza di un’adeguata fase di sperimentazione. In particolare, da parte del ministero è stato esteso l’utilizzo della modalità tradizionale, in parallelo e in alternativa a quella digitale, per il giudizio abbreviato e per quello immediato. Nessuna proroga, invece, per l’udienza preliminare, per il dibattimento in primo grado davanti al tribunale, per il patteggiamento e per il decreto penale.
Dove, per quanto riguarda il solo dibattimento, il Csm ricordava che l’obbligo «implicherebbe la disponibilità, presso tutte le aule giudiziarie, di strumenti telematici a disposizione dei soggetti abilitati interni ed esterni che consentano loro il deposito telematico nel corso del giudizio. Si tratta di una disponibilità che, allo stato attuale, assolutamente non sussiste e renderebbe di fatto impossibile lo svolgimento dei giudizi». Ma il Csm metteva anche in evidenza come a rischio ci siano gli obiettivi del Pnrr perché l’esclusione del doppio binario per udienza preliminare e dibattimento avrebbe rallentato i procedimenti e complicato la trattazione.
Le segnalazioni dell’Anm
Ora a rincarare la dose arriva anche l’Anm che, evidenziando i casi di malfunzionamento emersi già nei primi giorni dell’anno, sottolinea come «malgrado le numerose criticità rilevate da pressoché tutti gli uffici chiamati alla sperimentazione del sistema si è altresì proceduto non prendendo in adeguata considerazione la scarsità di risorse e di infrastrutture tecnologiche che consentano ai Tribunali di celebrare efficacemente i processi per il tramite delle tecnologie digitali».
Infatti, prosegue l’Anm «si agisce come se gli uffici fossero stati, tutti e da tempo, dotati di postazioni pc con accesso ad App, nelle aule d’udienza e nelle camere di consiglio. Si opera come se il personale amministrativo e giudiziario fosse stato dotato di una idonea struttura di assistenza per la immediata gestione delle criticità». E quando da oggi le udienze torneranno a pieno ritmo si chiede l’Associazione magistrati, «che ne sarà della gestione di una udienza dibattimentale, di una richiesta di patteggiamento o di una lista testimoniale, qualora il sistema di deposito telematico non funzionasse?».
Fonte: Il Sole 24 Ore