Pensioni, da Opzione donna a Quota 103: ecco tutti i dubbi dei tecnici della Camera
Come mai nel 2025 la platea potenziale di Opzione donna è più estesa di quella del 2024? Qual è l’esatto importo medio del «rateo» relativo a Quota 103? E come si può valutare l’incidenza della minore spesa pensionistica connessa al ridotto gettito contributivo che scaturisce dal prolungamento e dal rafforzamento del cosiddetto “bonus Maroni”? Sono alcuni dei tanti interrogativi posti al governo dal Servizio Bilancio della Camera e del Senato sul capitolo pensioni della manovra. Nel consueto dossier sul disegno di legge di bilancio i tecnici dei Montecitorio, dove la manovra è attualmente all’esame, esprimono molti dubbi e muovono più di un rilievo sulle misure previdenziali adottate dall’esecutivo per il prossimo anno, chiedendo soprattutto «ulteriori dati e chiarimenti» al fine di valutare gli effetti finanziari di alcune norme.
La richiesta di «elementi di quantificazione» sul «bonus Maroni»
Con il prolungamento del cosiddetto bonus Maroni, che è confermato per chi è in possesso dei “parametri” per Quota 103 “contributiva” e che viene anche “detassato” ed esteso a chi è in possesso del requisito per l’uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di versamenti (”41+10” per le donne) a prescindere dall’età anagrafica, anche nel 2025 la somma corrispondente alla quota di contribuzione a carico del lavoratore che il datore di lavoro avrebbe dovuto versare all’Inps potrà essere corrisposta interamente nella busta paga del lavoratore interessato. A questo proposito il dossier del Servizio Bilancio della Camera e del Senato sostiene che la relazione tecnica del disegno di legge di bilancio «non fornisce direttamente elementi di valutazione quali l’importo retributivo medio considerato, l’aliquota contributiva media scontata e quella fiscale utilizzata per la quantificazione degli effetti indotti». E aggiunge: «sul punto appaiono pertanto necessari ulteriori elementi di quantificazione». Gli esperti del Parlamento sottolineano inoltre che la relazione tecnica del governo «non fornisce alcun elemento volto a verificare l’incidenza della minore spesa pensionistica connessa al minor gettito contributivo» e per questo motivo «appare necessario acquisire ulteriori dati ed elementi di valutazione».
Gli incentivi per la permanenza al lavoro dei dipendenti pubblici
Non manca qualche perplessità sulle misure relative alla possibilità per i dipendenti pubblici di restare volontariamente al lavoro oltre la soglia pensionistica dei 65 anni. «Al riguardo – si legge nel dossier del Servizio Bilancio – la relazione tecnica non fornisce alcun elemento volto alla verifica degli effetti stimati per la finanza pubblica. In proposito, appare pertanto necessario acquisire i dati utilizzati per la valutazione di detti effetti».
Opzione donne: i dubbi sulla platea interessata
La manovra proroga a tutto il 2025 anche Opzione donna. Il governo stima che questo strumento per l’uscita anticipata possa essere utilizzato il prossimo anno da circa 2.600 lavoratrici. I tecnici della Camera segnalano che questa «platea risulta più numerosa di quella riportata in sede di legge di bilancio 2024 (2.228 domande registrate fino al settembre 2023) nonostante nell’anno in corso sia entrato in vigore innalzamento del requisito anagrafico (da 60 a 61 anni)». Per questo motivo, secondo il Servizio Bilancio, «appare opportuno che il Governo fornisca dati ed elementi di informazione».
Informazioni insufficienti sugli effetti della proroga di Quota 103
Sul prolungamento di un anno di Quota 103, nell’attuale versione vincolata al metodo contributivo, nel dossier degli esperti di Montecitorio si osserva che la relazione tecnica del governo «non fornisce tutti i dati e gli elementi necessari ad una puntuale verifica delle stime degli effetti finanziari connessi all’applicazione dell’istituto in esame, quali ad esempio la distribuzione per età e anzianità contributiva dei soggetti potenzialmente interessati, o il dato riferito all’anticipo medio di pensionamento rispetto a quanto previsto a legislazione vigente». Il servizio Bilancio della Camera evidenza inoltre che «non viene esplicitamente fornito il dato relativo all’importo medio annuo del rateo che appare lievemente inferiore con quanto desumibile dalla relazione riferita» alla manovra per il 2024 (l’ultima approvata dal Parlamento) : «oneri per il secondo anno di applicazione stimati in 804 milioni di euro a fronte di 25mila maggiori pensioni mentre la relazione tecnica presente stima maggiori oneri per 476 milioni di euro a fronte di 16mila maggiori pensioni».
Fonte: Il Sole 24 Ore