Pensioni e giovani: simulazioni e stime. Ecco perché l’assegno di un 22enne arriva dopo 50 anni
Anche 41 anni di attesa per chi ha oggi 30 anni e ha cominciato a lavorare da un paio di anni. Che, sulla scia del progressivo adeguamento all’aspettativa di vita, potrebbero diventare quasi 50, per la precisione 49 anni, per i 22enni appena “occupati”, almeno stando alle stime dell’Ocse. È una pensione se non proprio irraggiungibile quanto meno molto difficile da afferrare per i giovani quella tratteggiata dall’incrocio di previsioni di molti organismi, anche internazionali, e di simulatori di varia natura. Come quello dell’Inps, denominato “Pensami”, che però, come ha ripetuto più volte il presidente dell’Istituto, Gabriele Fava, è destinato ad essere sostituto da un nuovo simulatore dell’ente, in formato “app”, che «grazie alle tecnologie consenta in modo semplice ed immediato ad ogni cittadino di determinare la propria pensione». La questione “millennials-pensioni” resta in ogni caso quasi tutta da affrontare. Governo e sindacati lo scorso anno hanno valutato l’ipotesi della creazione di una pensione di garanzia per i giovani, che non si è tradotta in misure operative. Lo stesso esecutivo sembra ora intenzionato, risorse permettendo, a rafforzare la “copertura previdenziale” degli under 35 facendo maggiormente leva sulla previdenza integrativa.
Le previsioni Ocse: per un 22enne pensione a 71 anni
Per chi in Italia comincia a lavorare ora intorno ai 22 anni si prevede, con l’aumento dell’aspettativa di vita, un accesso alla pensione a 71 anni: a sostenerlo è l’Ocse nel rapporto “Pensions at a glance” di fine 2023. «Per chi entra ora nel mercato del lavoro – si legge nel dossier – l’età pensionabile normale raggiungerebbe i 70 anni nel Paesi Bassi e Svezia, 71 anni in Estonia e Italia e anche 74 anni in Danimarca». I ventiduenni che entrano oggi nel mondo del lavoro dovranno dunque attendere altri 49 anni per accedere alla pensione, tenendo conto dell’adeguamento all’aspettativa di vita: 5 anni in più della media Ocse (66 anni).
Le simulazioni Inps: i trentenni di oggi rischiano di andare in pensione a 70 anni
Dal simulatore Inps “Pensami”, appena aggiornato sulla base degli adeguamenti agli incrementi alla speranza di vita dei requisiti pensionistici per effetto dello scenario demografico Istat mediano (base 2022) ma che non tiene ancora conto delle novità dell’ultima legge di bilancio sul pensionamento anticipato flessibile (ad esempio, Quota 103), si ricava che chi oggi ha 30 anni, e ha cominciato a lavorare all’inizio del 2022, potrà andare in pensione, se sarà in possesso di almeno 20 anni di contributi, nel dicembre 2063 con 69 anni e 10 mesi d’età. In altre parole, l’approdo all’assegno pensionistico avverrà a quasi 70 anni.
Alcuni possibili casi
Utilizzando lo stesso simulatore emerge che un lavoratore trentenne “occupato” da poco tempo riuscirà ad andare in pensione a 66 anni e 8 mesi nel caso in cui abbia versato 20 anni di contributi e maturato un assegno superiore a una certa soglia (tre volte l’importo mensile dell’assegno sociale nel 2024, quindi 1.603,23 euro), altrimenti, se non sarà in grado di raggiungere i 20 anni di versamenti, dovrà attendere il compimento dei 74 anni. Un uomo nato a gennaio del 1980 che lavora nel settore privato e ha cominciato a versare nel 2005 (quindi, interamente “contributivo”) potrà invece accedere alla pensione di vecchiaia a 68 anni e 9 mesi a novembre del 2048, ma potrà anticiparla a 65 anni e 7 mesi se avrà maturato un assegno superiore a una data soglia (per il 2024 tre volte l’assegno sociale): se però non riuscirà a raggiungere i 20 anni di contribuzione, il pensionamento dovrà essere rimandato fino a 73 anni e 2 mesi di età.
In arrivo un nuovo simulatore Inps
“Pensami” – che, come detto, non è ancora aggiornato sulla base di gran parte delle misure pensionistiche introdotte dall’ultima manovra economica – è destinato ad essere sostituito da un nuovo simulatore Inps in formato “app”. A confermarlo è stato lo stesso presidente dell’Istituto, Gabriele Fava: «stiamo lavorando ad un nuovo simulatore che grazie alle tecnologie consenta in modo semplice ed immediato ad ogni cittadino di determinare la propria pensione. Uno strumento quali-quantitativo, accessibile da web o dallo smartphone. Uno strumento che consenta di simulare percorsi di vita attiva e contributiva, anche diversi da quello attuale, integrati con opportunità come la contribuzione volontaria o il riscatto della laurea».
Fonte: Il Sole 24 Ore