Pensioni: nella Ue soglia su di 2,1 anni dal 2012, in Italia l’età resta «bassa»
Nel 2023 l’età media di pensionamento nella Ue è stata di 61,3 anni: 2,1 in più rispetto al 2012. Nello stesso periodo la “transizione” dal lavoro alla pensione si è dilatata di 5 anni. Quasi la metà delle persone con età compresa tra 50 e 74 anni, il 45,1% per la precisione, ha ricevuto prestazioni pensionistiche (di vecchiaia per il 39,7%), anche sotto forma di assegni inabilità o invalidità. E circa due terzi dei pensionati hanno imboccato la via del pensionamento tra i 60 e i 65 anni. A scattare questa fotografia è Eurostat con la pubblicazione di “Pensions and labour market participation – main characteristics”, che mette in evidenza come lo scorso anno soltanto il 10,2% dei soggetti dell’Unione europea che beneficiavano di un trattamento pensionistico risultasse “occupato”, e non più del 13% di chi aveva ricevuto la prima pensione di vecchiaia avesse continuato a lavorare.
L’Italia nel gruppo di Stati con una «bassa età pensionabile»
Il dossier contiene anche un’analisi condotta per raggruppare i singoli Paesi Ue sulla base del loro sistema pensionistico e del comportamento dei pensionati. E l’Italia è collocata nel quinto dei cinque gruppi individuati, insieme ad altri 12 Stati (Austria, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna), Un gruppo che è caratterizzato da una bassa quota di persone che ricevono pensioni private o personali, senza trattamenti “legali”, e da una «bassa età pensionabile».
A 61,4 anni l’età media di pensionamento nel nostro Paese
Nel nostro Paese l’età media al momento del pensionamento di vecchiaia (che in questo caso include anche quello anticipato) rilevata nel 2023 da Eurostat è comunque di 61,4 anni, quindi leggermente più alta della media Ue e comunque superiore, ad esempio, di quella della Francia (60,4) o della Grecia (58,6), ma nettamente al di sotto del livello raggiunto in Germania (62,2), in Portogallo (62,5) e in Spagna (63,1), oltre che nei Paesi scandinavi. Nel documento si afferma che in questo gruppo è anche modesta la percentuale di persone che continua a lavorare una volta raggiunta la pensione e che la maggior parte di coloro che escono dal mercato del lavoro lo fa perché sono stati raggiunti i requisiti previsti per il pensionamento.
In Irlanda, Paesi Bassi e Svezia la soglia pensionabile più alta
Il primo gruppo individuato da Eurostat è formato da Irlanda, Svezia e Paesi Bassi, con una fetta ridotta di pensioni obbligatorie e una molto più consistente di “pensioni professionali o personali”, il tutto accompagnato da un’età media pensionabile che è la più elevata di Europa (tra i 63,1 e i 64,7 anni). Nel secondo raggruppamento ci sono Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia e Lussemburgo e si registra la quota più alta di pensioni con bonus e un’età pensionabile a un livello medio. Il terzo gruppo è composto da Cipro, Germania e Portogallo e presenta un’elevata percentuale di pensioni e una bassa percentuale di soggetti che continuano a lavorare dopo il raggiungimento della soglia pensionabile. Nel quarto gruppo sono state inserite Estonia, Lettonia e Lituania: nel dossier si osserva che una massiccia quota di individui riceve solo pensioni “legali” e un numero limitato beneficia di trattamenti pensionistici ridotti o con bonus. Anche in questo gruppo l’età media pensionabile è relativamente bassa mentre è elevata la percentuale di pensionati che continua a lavorare soprattutto per motivi finanziari.
Fonte: Il Sole 24 Ore