Pensioni, verso soglie più alte nel 2027. Ma l’Inps respinge le accuse della Cgil: non ancora adottate
Il dossier della manovra è stato chiuso dal Parlamento quasi sul filo di lana alla fine dello scorso mese di dicembre con un sostanziale “nulla di fatto”, o quasi, sulle pensioni. Che hanno visto la sostanziale conferma dei canali di uscita previsti per il 2024 accompagnata da qualche piccola novità e alcuni aggiustamenti. Ma il cantiere previdenza ha già subito un nuovo scossone. Con l’accusa della Cgil all’Inps di aver già inglobato negli “applicativi” l’adeguamento all’aspettativa di vita che dovrebbe far salire nel 2027 di tre mesi le “soglie” per l’uscita anticipata con i soli contributi versati (quella a prescindere dell’età) e per il pensionamento di vecchiaia. Un’accusa immediatamente e seccamente respinta dall’Istituto presieduto da Gabriele Fava. L’Inps, si legge in una nota, «smentisce l’applicazione di nuovi requisiti pensionistici» e «garantisce che le certificazioni saranno redatte in base alle tabelle attualmente pubblicate». Il governo, per altro, non si è ancora pronunciato ufficialmente, e senza una sua indicazione non può scattare alcun adeguamento. Che, sulla base delle proiezioni arrivate nei mesi scorsi dall’Istat, con ogni probabilità ci sarà facendo salire di alcuni mesi il limite per l’anticipo con i soli contributi versati e per beneficiare del trattamento di vecchiaia. Anche se il sottosegretraio al Lavoro, Claudio Durigon, sostiene che l’aumento dei requisiti non ci sarà.
Le “soglie” attuali
Attualmente per accedere al canale di pensionamento anticipato con i soli contributi occorrono 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Per il pensionamento di vecchiaia è necessario raggiungere i 67 anni d’età.
Adeguamento all’aspettativa di vita di fatto bloccato fino a tutto il 2026
Le soglie di questi due canali di uscita sono di fatto bloccate fino al termine del 2026. Per le pensioni anticipate l’adeguamento all’aspettativa di vita è stato “congelato” a tutto il 2026 dalla manovra per il 2019, sulla scia dell’introduzione di Quota 100. Nel caso dei trattamenti di vecchiaia, a partire dal 2019 l’aggiornamento scatta con frequenza biennale (in precedenza era triennale) ma è stato nullo per i bienni 2021-2022, 2023-2024 e 2025-2026 perché non si sono registrati aumenti della speranza di vita.
L’Istat: atteso un importante incremento dell’aspettativa di vita
Lo scorso ottobre il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, ha fatto riferimento a un incremento importante della speranza di vita. E questo dovrebbe portare a una crescita dell’età di pensionamento a 67 anni e tre mesi nel 2027 e 67 e 6 mesi dal 2029.
Verso l’adeguamento dei requisiti nel 2027
Dalle proiezioni dell’Istat un aumento di qualche mese dei requisiti di uscita per l’anticipo con i soli contributi versati e per il pensionamento di vecchiaia appare quasi certo. Ma su questo punto, come sempre, si dovranno pronunciare i ministeri competenti, che sono quelli dell’Economia e del Lavoro.
Fonte: Il Sole 24 Ore