Per il cloud nazionale impennata di attività a difesa di attacchi cyber
Aumentano le amministrazioni che decidono di “salire a bordo”. Quanto all’attività, spiega al Sole 24 Ore Emanuele Iannetti – 57 anni, da ottobre 2022 alla guida del Polo Strategico Nazionale (Psn) gestito della società di progetto omonima partecipata da Tim (45%), Leonardo (25%), Cdp (20%) e Sogei (10%) e indirizzato a fornire infrastrutture digitali e servizi cloud alla Pa, come previsto dal Pnrr – una particolarità si è fatta strada negli ultimi tempi, segnando in qualche modo anche la tendenza che appare più evidente per il futuro: «Molti nostri clienti hanno ricevuto massicci attacchi cyber. Competenze, procedure, strumenti all’avanguardia basati anche su tecniche di intelligenza artificiale ci hanno permesso di intervenire, prevenendo il blocco dei relativi siti istituzionali preservandone la loro fruibilità».
Quel che è apparso chiaro è che il Psn si trova a combattere, sempre più spesso, per i suoi clienti contro la minaccia cyber. La quale, chiarisce Iannetti, si è fatta progressivamente più evidente: «Negli ultimi due o tre mesi c’è stato un picco non visibile ai più, ma gestito giornalmente da noi. E quando dico noi intendo soprattutto Leonardo che ha per Psn la responsabilità di gestire tutta la componente di cybersicurezza attraverso uno strumento che è il Soc: il Security Operations Center che loro hanno».
Anche per questo, per tutta l’attività che il Polo strategico nazionale sta quindi portando avanti in chiave cybersecurity, Iannetti mette i puntini sulle “i” quando la discussione cade sul tema delle minacce eventuali alla sicurezza e alla sovranità del dato. «L’iniziativa che ha portato, circa due anni e mezzo fa, alla costituzione del Polo Strategico Nazionale – spiega l’ad del Psn, con un passato anche di ad di Ericsson Italia – è nata per colmare il gap infrastrutturale, come ad esempio l’eccesso di Data Center non certificati, e accompagnare la Pa italiana nel percorso di digitalizzazione, oltre che per rispondere all’esigenza di garantire la sovranità nazionale sui dati, in particolare legata a quelli strategici e critici».
Con questa premessa, secondo Iannetti, occorre considerare che «la produzione di microchip, transistor e componentistica elettronica oggi non può prescindere da produttori statunitensi o asiatici». Lo stesso ragionamento vale per «prodotti hardware finiti, computazionali come i server, di memoria o di rete, utili a costruire tutte le architetture cloud» o anche «per il software. Pertanto oggi non è possibile erogare servizi infrastrutturali senza considerare l’impiego di tecnologie Usa o comunque provenienti da Paesi esterni all’Unione europea». Dall’altra parte «il dominio più critico da osservare è quello dei dati. Ed è su questo che si misura la sovranità digitale». E in questa cornice, sottolinea Iannetti, al Polo Strategico Nazionale è stata affidata «la realizzazione di infrastrutture e l’erogazione di servizi cloud che possono essere resi fruibili sia attraverso piattaforme collocate nei propri quattro data center, sia attraverso infrastrutture, sempre localizzate in Italia, dei Cloud Service Provider come Amazon, Google, Microsoft, Oracle».
Intanto, come detto, i numeri per il Psn sono in crescita. L’obiettivo è di raggiungere 280 amministrazioni migrate con almeno il 40% dei servizi entro giugno 2026 come da target Pnrr. «Ad oggi oltre 470 pubbliche amministrazioni hanno scelto di migrare sul cloud di Polo Strategico Nazionale. Di queste oltre 450 hanno già avviato il processo di migrazione dei servizi su infrastrutture cloud, circa 320 hanno migrato almeno un servizio e più della metà risultano full migrated. Oltre 130 amministrazioni sono relative a ospedali e Asl: anche questo è un dato molto rilevante». Numeri che cosa comportano in termini di valore? «Il Psn – conclude Iannetti – ha acquisito contratti per circa 2,8 miliardi di euro traguardando nel secondo anno di vita il valore contrattuale previsto per l’intero arco di convenzione, al 2035, di 3 miliardi». A fine 2025 i ricavi dovrebbero essere nell’ordine dei 300 milioni
Fonte: Il Sole 24 Ore