Per il rilascio di Sala decisivo il ruolo del capo dell’intelligence italiana

Per il rilascio di Sala decisivo il ruolo del capo dell’intelligence italiana

Era a bordo del Falcon 900 che ha riportato da Teheran a Roma Cecilia Sala. Il generale Gianni Caravelli, direttore dell’Aise, l’agenzia dell’intelligence nazionale per l’estero, è certamente il principale protagonista della liberazione della giornalista italiana arrestata il 19 dicembre. Dal giorno dell’arresto le autorità italiane si sono mosse su due livelli: i contatti diplomatici e quelli dei servizi di informazione e sicurezza.

Per questi ultimi il dossier su Sala è stato gestito sempre in prima persona da Caravelli, che ha costantemente riferito alla premier Giorgia Meloni e al sottosegretario Alfredo Mantovano, ma il suo nome non è mai apparso.

Infatti, nella nota di palazzo Chigi del 2 gennaio relativa alla riunione sull’arresto figuravano i nomi di Meloni, Antonio Tajani, Carlo Nordio, il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio e lo stesso Mantovano. Ma è probabile ci fosse anche Caravelli (forse collegato).

Caravelli direttore Aise dal 2020

Il generale era stato nominato direttore Aise nel 2020 e confermato nel 2022. Nel settembre scorso è stato promosso a prefetto dopo le polemiche su presunte critiche al servizio. Da subito è stato escluso che possa passare al Dis, dopo le dimissioni di Elisabetta Belloni.

Il generale negli ultimi 20 giorni ha passato molto tempo a Teheran e oggi è chiaro che è stato fondamentale il suo lungo rapporto personale e di reciproca stima con il suo omologo dei servizi iraniani che fanno capo al Vezarat-e Ettela’at va Amniat-e Keshvar (Vevak), struttura ben distinta dai servizi di informazione che fanno capo al corpo dei Guardiani della rivoluzioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore