Perù, presidente Boluarte travolta dal caso Rolex. E si dimette l’arcivescovo della città di Piura
Il Perù è preda della corruzione. Questo è il quadro che sta emergendo dalla serie di inchieste che, nelle ultime settimane, sta travolgendo la Repubblica presidenziale andina. A farne le spese, le massime cariche dello Stato e della Chiesa locali. La presidente della Repubblica ad interim, Dina Boluarte, è al centro di un’indagine legata a una collezione di orologi di lusso di dubbia provenienza, da lei sfoggiati in numerose occasioni pubbliche, mentre l’arcivescovo di Piura, José Antonio Eguren Anselmi, si è dimesso il 2 aprile in seguito a indagini su presunte pratiche abusive all’interno del movimento religioso Sodalicio de Vida Cristiana. Non solo: il 6 marzo il presidente del Consiglio, Alberto Otárola, aveva rinunciato all’incarico sempre per sospetti di corruzione.
Boluarte, a differenza delle altre figure coinvolte, non sembra intenzionata a cedere. Neanche di fronte alle richieste della procura del suo Paese, alle sfiducie parlamentari e agli atti di responsabilità dei suoi ministri. L’indagine “Rolexgate” che ha investito la presidente peruviana è iniziata il 18 marzo. La tv locale La Encerrona ha rivelato che, da quando è entrata in carica, Boluarte ha iniziato a indossare orologi sempre più costosi. Si tratterebbe di una collezione di una quindicina di modelli di lusso, di provenienza ignota. Secondo l’accusa, i cronografi sarebbero di valore incompatibile con il suo stipendio dichiarato da impiegata pubblica (circa 13.500 euro l’anno). Uno degli orologi oggetto del contendere, un Rolex in oro a 18 carati con diamanti incastonati, ha un valore stimato di oltre 17mila euro.
In Perù, tutti i funzionari pubblici sono obbligati a dichiarare il proprio patrimonio e i propri beni superiori ai 2.800 dollari, oltre a tutti i regali ricevuti da terzi: da qui, la richiesta di chiarimenti di società civile e procura. La situazione ha preso una piega sempre più grave quando Boluarte ha disertato un incontro con le autorità giudiziarie per fornire spiegazioni a riguardo, nonostante la procura insistesse da settimane per ottenere il colloquio. Un atto che il Procuratore generale della Repubblica, Juan Villena, aveva definito come «di autentica ribellione».
Così, la notte del 30 marzo le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nella casa della presidente alla ricerca degli orologi, senza però ottenere risultati. L’atto ha scatenato le reazioni del Parlamento, con i deputati di diversi partiti che hanno presentato una mozione di sfiducia contro Boluarte. La mozione è però fallita a causa del mancato raggiungimento del quorum necessario per la maggioranza qualificata prevista (87 voti su 130). In risposta a questo fallimento, sei ministri del gabinetto del capo di Stato peruviano hanno rassegnato le dimissioni il 1° aprile; dimissioni accolte da Boluarte, che ha rimpiazzato i partenti la notte successiva. Seppur traballante e precaria, con una fiducia sempre più bassa del suo parlamento, la presidente resta in carica.
Parallelamente alle disavventure del manganello, anche l’aspersorio ha attraversato un momento di forte crisi. L’arcivescovo della città di Piura, José Antonio Eguren Anselmi, ha presentato le sue dimissioni. Colpa di un’indagine sul Sodalicio de Vida Cristiana, movimento religioso locale sospettato di pratiche abusive e corruzione.
Fonte: Il Sole 24 Ore