«Pesca nel Mediterraneo ormai in ginocchio»: l’allarme delle coop sugli effetti del Green Deal

La pesca italiana è giunta a un punto di non ritorno. Un settore che senza tempestivi e adeguati correttivi rischia una vera e propria dismissione. Ne è convinto Giampaolo Buonfiglio, presidente dell’Associazione generale cooperative italiane – Agrital che coinvolge oltre mille cooperative e 44 consorzi che operano nell’intera filiera del settore pesca, acquacoltura e agricoltura per un valore della produzione annuo di circa 1,55 miliardi di euro e 152mila soci.
«Mentre in agricoltura si è posto un argine ai danni indotti dal Green Deal Ue – spiega Buonfiglio – per la pesca le minacce sono ancora tutte in piedi e stanno letteralmente distruggendo il comparto».

Sono due le politiche che stanno portando il settore allo stremo: la riduzione delle giornate di pesca e l’allargamento delle aree marine protette che restringono gli spazi di attività per gli operatori. «La precedente Commissione – aggiunge il presidente di Agci-Agrital – ha varato un regolamento che prevedeva di introdurre un taglio delle giornate di pesca fino al 40% in cinque anni. Noi abbiamo subito questo colpo di mannaia fiduciosi che la riduzione si sarebbe conclusa col 31 dicembre 2024 mentre, a quanto pare, a Bruxelles vogliono prorogare questa politica rendendola permanente, continuando quindi a ridurre le attività di pesca. In queste condizioni non c’è più sostenibilità economica per le imprese. In media per stare in equilibrio occorrono almeno 150 giorni l’anno di attività con differenze tra tipologie di pesca e oggi per diversi segmenti produttivi siamo ben sotto quella soglia, siamo a 130 e anche a 110 giorni. In questo modo si esce in mare in perdita e alle aziende non resta che chiudere».

La pesca italiana e quella Mediterranea in particolare sono sottoposte da anni a vincoli e restrizioni con l’obiettivo di ripopolare gli stock ittici che in passato apparivano depauperati. «Politiche che hanno prodotto risultati tangibili – aggiunge Buonfiglio -. Ci sono molteplici studi scientifici che dimostrano come lo stato di tanti stock sia profondamente migliorato. Ma a Bruxelles pretendono che siano in equilibrio tutte le specie ittiche e così impongono sempre nuove restrizioni. In questo modo noi non vediamo mai la luce e temiamo che la terapia col tempo finirà per ammazzare il malato”.

In questo quadro si è poi aggiunto un vero e proprio salto di qualità green culminato nella proliferazione delle aree marine protette. A quelle istituite con leggi italiane (L. 979/1982 e 394/1881) si sono poi aggiunte le aree Natura 2000 indicate dalla direttiva Ue Habitat, in continua espansione.
«Non entriamo nel merito di queste decisioni – ha aggiunto Buonfiglio -. Segnaliamo solo che si tratta di aree nelle quali sono previste restrizioni all’attività di pesca a partire da quella a strascico che è anche la tipologia di cattura più redditizia e che rifornisce la maggior parte del prodotto ai nostri mercati ittici. La sostanza è che lo spazio di mare in cui è possibile pescare a strascico si è ridotto al 30% delle acque territoriali».

La situazione per i pescatori italiani si sta facendo quindi davvero complicata. Non è un caso che in questi mesi si è assistito al vero e proprio boom di domande per la rottamazione dei pescherecci (e il ritiro delle licenze di pesca). Domande che con i fondi a disposizione faranno fatica ad essere accolte.
«E poi c’è quella che riteniamo la beffa finale – prosegue Buonfiglio – i continui annunci di misure a favore della pesca che faticano a tradursi in atti concreti. A cominciare dagli aiuti alla rottamazione ma insufficienti, passando all’estensione al nostro settore della cassa integrazione ordinaria, tante volte annunciata ma di fatto mai diventata operativa. Per finire alle emergenze nuove come il granchio blu per il quale sono stati erogati ad oggi solo una piccola parte degli aiuti promessi. Le buone intenzioni del Ministro devono fare i conti con le lungaggini della burocrazia e delle istruttorie. Il quadro, paradossale, che ne emerge è quello di un settore giunto allo stremo tra gli annunci di misure di salvataggio».

Fonte: Il Sole 24 Ore