Petrolio, dall’Opec+ tagli di produzione fino al 2026
Inoltre avverrà in modo ancora più graduale di quanto era stato inizialmente indicato: gli ultimi tagli a questo punto dovrebbero essere ritirati – salvo ulteriori ripensamenti – solo a fine 2026, mentre la prima versione di “exit strategy”, presentata lo scorso giugno, indicava come traguardo la fine del 2025.
Un supplemento di prudenza che appare giustificato dalla domanda debole, dalla forte crescita dell’offerta di petrolio da Paesi esterni all’Opec+ (come Usa, Canada e Guyana) e dalle numerose incertezze sul fronte geopolitico, compresa l’incognita di quel che farà in concreto Donald Trump una volta insediato alla Casa Bianca: dazi, sanzioni, ma anche mediazioni per possibili accordi di pace, ad esempio tra Russia e Ucraina
L’Opec+ ha ridotto la produzione a più riprese tra il 2022 e il 2023 e oggi ci sono in vigore due categorie di tagli, volontari (eseguiti solo da alcuni Paesi) e collettivi, che insieme corrispondono a circa il 6% dell’offerta globale di greggio. I primi ad essere ritirati saranno i tagli extra da 2,2 milioni di barili al giorno applicati da novembre 2023 da un gruppo di otto Paesi membri, ovvero Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati arabi, Kuwait, Kazakhstan, Algeria e Oman.
Questi tagli – secondo quanto annunciato ieri – si attenueranno per gradi solo a partire da aprile, fino ad essere eliminati del tutto a settembre 2026, nell’arco di 18 mesi invece dei 12 mesi previsti in precedenza. Tutti gli altri tagli di produzione, collettivi e non, per complessivi 3,66 mbg, sono stati prorogati di un anno: fino a dicembre 2026.
Molto importante, come si accennava all’inizio, è il patto raggiunto con gli Emirati arabi uniti, che in passato hanno spesso fatto pesare le proprie rivendicazioni, arrivando a paralizzare i lavori dell’Opec+. Stavolta invece, almeno in apparenza, si sono dimostrati molto collaborativi.
Fonte: Il Sole 24 Ore