Petrolio in ripresa dopo il nuovo rinvio degli aumenti di produzione Opec+

Petrolio in recupero in apertura di settimana, dopo la decisione dell’Opec+ di rinviare ulteriormente di un mese l’aumento della produzione. L’annuncio – arrivato nel pomeriggio di domenica 3 – non ha colto del tutto di sorpresa gli osservatori: in molti avevano previsto che l’Organizzazione avrebbe preferito prendere tempo, viste le condizioni del mercato – tuttora molto deboli dal punto di vista dei fondamentali – e nell’attesa di conoscere l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che potrebbe cambiare gli scenari anche sul fronte delle politiche energetiche.

Le quotazioni del barile sono comunque rimbalzate di oltre il 2% fin dalle prime battute lunedì 4, riportando il Brent per gennaio a scambiare intorno alla soglia psicologica dei 75 dollari. Il Wti in consegna a dicembre è tornato a superare quota 71 dollari.

L’Opec+, il cui prossimo vertice è in agenda il 1° dicembre, si è limitata a diffondere uno scarno comunicato per informare del cambio di programma: i tagli di produzione volontari effettuati da otto Paesi, si legge, saranno mantenuti in vigore per un altro mese, «fino alla fine di dicembre 2024»

Si tratta della stretta supplementare da 2,2 milioni di barili al giorno di cui nel 2023 si erano fatti carico Arabia Saudita e Russia, seguiti da Emirati Arabi, Iraq, Kuwait, Kazakhstan, Algeria e Oman, Lo scorso giugno era stata stabilita una tabella di marcia per il ritiro graduale dei tagli, con la “restituzione” ogni mese di 180mila barili al giorno che sarebbe dovuta iniziare a ottobre. La partenza era poi stata rinviata a dicembre e ora slitta ancora, a gennaio 2025.

L’Opec+ ha in vigore anche tagli di produzione che impegnano tutti i membri della coalizione (che conta 22 Paesi): una riduzione sulla carta di 3,66 milioni di barili al giorno, che il gruppo ha già deciso di mantenere in vigore per l’intero 2025. Tra questi tagli e quelli volontari, decisi in diversi momenti dal 2022 in avanti, il gruppo sta “trattenendo” volumi che corrispondono a quasi il 6% della domanda petrolifera globale. Russia, Kazakhstan e Iraq si sono formalmente impegnati a recuperare i tagli per cui sono rimasti “indietro” nel passato.

Fonte: Il Sole 24 Ore