Piero Antinori: «Il vino senza alcol non è da condannare a priori»
«I vini senz’alcol? Perché no». Non si può definire un endorsment, tuttavia, la sola apertura ai vini dealcolati (o dealcolizzati) da parte del Marchese Piero Antinori, forse il più celebre produttore di vino italiano, vero alfiere della qualità made in Italy all’estero, è probabilmente il primo grande risultato ottenuto da questa nuova frontiera della produzione enologica, a cui nelle scorse settimane ha aperto anche il ministro Lollobrigida.
«Chiariamo subito – spiega Antinori – non la vedo certo un’opzione per la nostra azienda e per le nostre produzioni, ma per il vino italiano sì. È una fetta di mercato in forte crescita all’estero. Se non risponderemo noi italiani a questa domanda lo faranno gli altri ma, soprattutto, i vini senz’alcol o a basso contenuto alcolico possono rappresentare una chance di sostenibilità per il vigneto Italia».
Qualcuno si stupirà di questa sua posizione…In realtà, io avrei preferito che questi prodotti non si chiamassero “vino”. Ma si è deciso di consentire che lo facciano e allora chiedo che almeno venga prevista una chiara definizione in etichetta: che si chiamino vini dealcolati o dealcolizzati con caratteri e dimensioni da garantire un’informazione al consumatore senza equivoci.
Al di là dello zero alcol non ritiene il low alcohol una strada interessante?Più semplice da realizzare e capace di intercettare nuove fette di consumatori. È vero. Finora i vini con basso contenuto alcolico non sono stati presi in sufficiente considerazione e invece possono rispondere alle esigenze salutistiche da un lato (meno alcol e calorie) e a quelle organolettiche dall’altro. L’alcol, infatti, non è solo una componente del vino ma ne è la spina dorsale, una sorta di veicolo in grado di trasportare gli aromi. Per questo non è facile realizzare vini zero alcol. La ricerca di certo troverà delle soluzioni adeguate ma, intanto, la categoria dei vini a ridotto contenuto alcolico può offrire, in tempi più brevi, una risposta. Penso che queste tipologie di prodotto possano incontrare nuove fette di consumatori e rappresentare un primo passo nel percorso di avvicinamento al vino vero. Non vanno demonizzati, quindi, ma considerati un’ulteriore freccia all’arco del vino italiano.
E se fosse solo una moda passeggera?
Certo, è probabile. Il vino è un settore soggetto alle mode. Qualcuno ricorda i wine cooler? Sembrava dovessero prendere piede e invece è stata una fiammata. Per alcuni anni ha avuto ampio spazio il vino “novello”, che adesso pochi producono e ancora meno acquistano. Francamente spero che i vini “NoLo”, no alcohol e low alcohol, non siano una moda momentanea e che ci si possa contare come strategia a lungo termine.
Fonte: Il Sole 24 Ore