Pil, perché il Sud ora corre più del Nord
L’Istat conferma quanto già era stato evidenziato dallo Svimez. Il Sud ha fornito un contributo decisivo alla ripresa nel post Covid iniziata nel 2021. Nel 2023 la crescita dell’economia del Mezzogiorno ha messo in luce performance migliori rispetto alle altre aree del Paese, trainate dal Pnrr in primo luogo. E potrebbe anche esserci stato un effetto collegato alla progressiva marcia indietro sul reddito di cittadinanza. Si tratta di una tendenza incoraggiante che punta a colmare il gap che storicamente contrappone il Sud dal resto del Paese. Come già rilevato dallo Svimez, il dato di crescita cumulata del Pil 2019-2023 del +3,7% nel Mezzogiorno ha superato l’analogo dato del Nord-Ovest (+3,4%) e, soprattutto, quello delle regioni centrali (+1,7%).
La spinta del Pnrr
Secondo i dati diffusi dall’Istat, il Pil del Sud, rispetto a una media nazionale dello 0,9%, è aumentato lo scorso anno in volume dell’1,3% e dell’1% nel Nord-ovest, a fronte di dinamiche più contenute nel Nord-est (+0,8%) e, soprattutto, nel Centro (+0,5%). La media nazionale è stata lo scorso anno di +0,9%. Anche in termini occupazionali il Mezzogiorno è stata l’area che ha dato il contributo maggiore alla crescita, con un incremento degli occupati che ha raggiunto il 2,5%. Più contenuto è risultato lo sviluppo dell’occupazione nelle restanti aree (Nord-est +2%, Nord-ovest +1,5% e Centro +1,2%). La media nazionale è stata di +1,8%. Sulla crescita ha inciso in maniera rilevante il Pnrr – fa sapere lo Svimez – con l’avanzamento degli investimenti pubblici cresciuti, nel 2023, del 16,8% al Sud, contro il +7,2% del Centro-Nord. Nel complesso delle regioni meridionali gli investimenti in opere pubbliche sono cresciuti da 8,7 a 13 miliardi tra il 2022 e il 2023 (+50,1% contro il +37,6% nel Centro-Nord). Una dinamica sulla quale dovrebbe aver inciso significativamente il progressivo avanzamento degli investimenti del Pnrr e l’accelerazione della spesa dei fondi europei della coesione in fase di chiusura del ciclo di programmazione 2014-2020, visto che quella del periodo 21-27 è ancora sostanzialmente ferma.
Costruzioni, servizi finanziari e immobiliari i settori trainanti
La spinta alla crescita nel Sud è da individuare nel settore delle costruzioni, che mettono a segno una crescita del valore aggiunto del 4,6%. Hanno contribuito alla positiva performance del Mezzogiorno – rileva l’Istat – anche i settori dei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3,3%), del commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+1,6%) e degli altri servizi (+0,9%). Si sono registrati, invece, risultati negativi in agricoltura, con un calo del valore aggiunto in volume del 3,2%, e nell’industria in senso stretto, la cui contrazione (-0,5%) è stata, comunque, inferiore alla media.
Bene anche nel Nord-ovest
La crescita del Pil nel Nord-est è trainata dai settori delle costruzioni (+3,5%) e del commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+2,1%). Positivo il contributo del settore dei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,5%), in cui il valore aggiunto ha registrato, comunque, una crescita modesta rispetto alle altre aree del Paese. Ha tenuto il settore dell’industria in senso stretto, che ha registrato il miglior risultato del Paese mantenendo sostanzialmente invariato, rispetto all’anno precedente, il livello del valore aggiunto in volume (-0,2%). Una drastica riduzione si è invece osservata nel valore aggiunto dell’agricoltura (-5,1%), segnala ancora l’Istat.
L’andamento nelle regioni del Centro
Anche per le regioni del Centro il settore delle costruzioni e quello degli altri servizi sono risultati i comparti più dinamici, registrando tassi di crescita del valore aggiunto attestatisi, rispettivamente, al 5,8% e all’1,1%. In linea con la media nazionale è risultato, invece, l’andamento del settore dei servizi finanziari, immobiliari e professionali, il cui valore aggiunto è aumentato del 2,3%. I risultati positivi di questi settori – fa sapere l’Istat – sono stati in parte controbilanciati dagli andamenti dei settori dell’agricoltura e dell’industria in senso stretto, i cui valori aggiunti hanno registrato una decisa battuta d’arresto, con cali, rispettivamente, del 6,1% e del 2,6%. Con riferimento all’occupazione, il commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni è stato il settore più dinamico a livello nazionale, con una variazione che ha raggiunto il suo apice nel Nord-est (+4,4%). Altro settore in espansione è stato quello dei servizi finanziari, immobiliari e professionali che ha toccato livelli di crescita particolarmente elevati nel Mezzogiorno (+4,6%). In quest’area, l’occupazione del settore dell’industria in senso stretto ha registrato una variazione del 3,3%, superiore alla crescita media nazionale. In flessione è risultata, invece, l’occupazione in agricoltura nel Nord che è diminuita del 4,9% e del 4,8%, rispettivamente, nel Nord-ovest e nel Nord-est.
Fonte: Il Sole 24 Ore