Piombino, nuova incognita: al via la vendita di Magona

S’affaccia un’altra incognita nel polo siderurgico di Piombino, il secondo italiano per importanza dopo Taranto. Accanto all’affare Jsw-Metinvest, ancora in stallo, irrompe adesso la messa in vendita della Magona, la fabbrica più antica della cittadina toscana, fondata nel 1891 e specializzata nei laminati piani zincati e preverniciati. Oggi Magona impiega 500 addetti diretti e circa 200 nell’indotto. La proprietà inglese Liberty Steel è intenzionata a cederla (insieme con le acciaierie di Dudelange in Lussemburgo e di Liegi in Belgio) e mesi fa ha nominato un advisor americano per selezionare il compratore. I soggetti interessati sono rimasti in 16 tra fondi d’investimento e gruppi industriali, tutti stranieri, secondo quanto reso noto dalla Uil dopo l’incontro al tavolo di crisi tenutosi il 7 ottobre al ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla presenza di azienda, sindacati e istituzioni locali.

Il manager di Magona Lino Iallorenzi ha illustrato le difficoltà nel reperire coils (l’ex Ilva di Taranto avrebbe dovuto fornire più di 100mila tonnellate ma ne ha inviate la metà) e gli eccessivi costi energetici rispetto ai concorrenti europei, spiegando che l’advisor americano incaricato della vendita ha già incontrato il Governo a metà settembre e lo vedrà nuovamente nelle prossime settimane. I 16 soggetti interessati avrebbero già firmato un patto di riservatezza ed entro fine mese si dovrebbe aprire la data room per l’esame dei conti. Ma intanto i sindacati sono preoccupati: “E’ urgente arrivare a un cambio di gestione – dicono – per non rischiare di perdere clienti e mercato. Serve l’intervento del Governo per facilitare l’arrivo di coils dall’ex Ilva e supportare l’acquirente con gli strumenti adeguati al rilancio dello stabilimento piombinese”.

La crisi della Magona si aggiunge allo stallo del progetto Jsw-Metinvest sostenuto dal Governo, che punta a un polo siderurgico integrato “green” affiancando all’acciaieria ex-Lucchini, ora Jsw Steel Italy del gruppo indiano Jindal (che impiega 1.350 addetti), una nuova acciaieria con una capacità produttiva di circa tre milioni di tonnellate, costruita ex novo da una joint venture tra il gruppo siderurgico ucraino Metinvest e quello friulano Danieli, leader nelle tecnologie del settore.

L’investimento nel nuovo impianto è stimato in due miliardi di euro e permetterebbe di realizzare, nella stessa area in riva al mare, la produzione di acciai lunghi (rotaie), specializzazione di Jsw, e di acciai piani (coils laminati a caldo), firmata Metinvest. Ma l’accordo sulle aree industriali (in parte demaniali) che Jsw dovrebbe cedere a Metinvest-Danieli per realizzare la nuova acciaieria, in discussione da mesi, ancora non è stato firmato, nonostante promesse e assicurazioni date a più riprese.

Fonte: Il Sole 24 Ore