Pitti Uomo contiene i costi e si conferma vetrina per quasi 800 marchi

«Sono convinto che la moda uomo abbia la capacità di uscire da questo momento difficile». Antonio de Matteis, presidente della società fieristica Pitti Immagine e amministratore delegato del gruppo di abbigliamento sartoriale Kiton, sparge fiducia alla presentazione milanese del salone-principe Pitti Uomo (a Firenze dal 14 al 17 gennaio 2025 la 107esima edizione con 790 marchi per il 46% esteri), il più importante al mondo di moda maschile, ancor più dopo che hanno chiuso i battenti la rassegna francese di abbigliamento e accessori Tranoï Homme e il salone tedesco Premium Berlin. «Siamo in una fase di transizione – ha aggiunto il presidente di Pitti – una fase in cui la filiera produttiva ha bisogno di supporto, ma è la prima volta che un governo riconosce il valore della moda anche se, naturalmente, si può sempre fare meglio». Il Gruppo Kiton, ha aggiunto de Matteis, è cresciuto del 14% nei primi nove mesi dell’anno.

Anche i dati diffusi da Pitti Immagine sull’andamento dell’industria italiana della moda uomo nei primi sette mesi 2024 (fonte Sistema Moda Italia su dati Istat) non mostrano ancora in pieno il rallentamento che colpisce molte aziende italiane del settore, a causa dello sfasamento temporale tra ordini e vendite. L’export del periodo mostra progressivi rallentamenti ma cresce del 2,7% (a 5,5 miliardi di euro), mentre l’import segna -10% (a 3,6 miliardi), con la conseguenza di migliorare il saldo commerciale.

Tra i Paesi di sbocco crescono la Francia (+11%, prima destinazione del menswear italiano), gli Stati Uniti (+3,4%) e, soprattutto, la Cina (+37% a 445 milioni di euro nei sette mesi), che sale in quarta posizione smentendo il trend che vede il mercato cinese concentrato sull’acquisto di produzioni locali. In calo invece la Germania (-3,5%), mercato strategico per la moda uomo italiana.

«Il 2024 si annuncia come un anno di sofferenza per la moda in generale – si legge nella nota economica di Smi – in un contesto di grandi incertezze, i timori maggiori sono legati alla minor propensione all’acquisto dei consumatori, ai forti aumenti dei costi, al rallentamento di importanti economie, nonché alle tensioni geopolitiche per i conflitti in atto e elezioni politiche-chiave come quelle europee del giugno scorso e quelle americane più recenti».

Sul fronte degli espositori l’ad Raffaello Napoleone ha spiegato che la manifestazione continua a ricevere più domande rispetto a quelle che può accogliere, e continua a fare una forte selezione dei marchi ammessi. Di contro, si impegna a contenere l’aumento dei costi: «Costiamo un terzo rispetto alle altre fiere di settore, abbiamo ridotto i costi di gestione e abbiamo come obiettivo quello di non far perdere occasioni d’affari alle aziende espositrici », ha detto Napoleone. La vera sfida del prossimo Pitti Uomo sarà quella di portare a Firenze compratori qualificati: «Nelle fiere di Pitti del 2025 noi porteremo circa 500 operatori tra buyer, giornalisti e influencer», ha sottolineato Matteo Zoppas, presidente dell’Agenzia Ice.

Fonte: Il Sole 24 Ore