Plastica da indossare: nella moda raddoppiato l’uso di fibre sintetiche negli ultimi tre anni

La plastica invade l’industria della moda e non accenna a diminuire, anzi. E l’industria stessa fatica a mettere in atto strategie per contenere la sua sovrapproduzione che genera quantità ingenti di rifiuti con conseguente e deleterio, per l’ambiente e per la salute umana, inquinamento da microplastiche. Così si potrebbero sintetizzare i risultati del corposo report della Changing Markets Foundation, ong fodnata dagli ambientalisti Joakim Bergman e Paul Gilding e impegnata nell’accelerare il percorso verso la sostenibilità delle industria del pianeta -,dal titolo “Fashion’s Plastic Paralysis: How Brands Resist Change and Fuel Microplastic Pollution”, anticipato in Italia al Sole 24 Ore.
Lo studio segue di tre anni la prima edizione (“Synthetics Anonymous: fashion brands’ addiction to fossil fuels”), rinnovata nel 2022 e che torna a occuparsi dell’utilizzo di fibre sintetiche a base fossile (dunque soprattutto poliestere e nylon) da parte di 50 dei marchi più celebri della moda globale, con una capitalizzazione congiunta di oltre un triliardo di dollari.

Questo tipo di fibre sintetiche sono al momento la scelta dominante anche per l’industria tessile globale, di cui rappresentano il 69% della produzione totale, percentuale che si attende raggiungerà il 73% entro il 2030. Una crescita dettata all’aumento della produzione globale di abbigliamento e dal fatto che la versatilità e l’economicità di queste fibre le rendono ideali per raggiungere un’ampia platea di consumatori. Eppure la produzione di poliestere, si legge nel report, ha generato da sola 125 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 nel 2022, come riporta Textile Exchange in questo studio.

L’aumento della produzione di queste fibre è cresciuto esponenzialmente a partire dagli anni Trenta del Novecento, ed è raddoppiato negli ultimi 25 anni. Il tessile è la terza industria, dopo il packaging e l’edilizia, a usare più prodotti petrolchimici, secondo la International Energy Agency. A fronte di una produzione globale di plastica che si stima raddoppierà ancora entro il 2040, quella di poliestere in particolare aumenterà di circa l’8% ogni anno entro il 2027. Ora, l’industria della moda nel 2019 ha generato 8,3 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, il 14% del totale di tutte le industrie, secondo questo studio di Nature Communications. Uno scorretto smaltimento di questi rifiuti non biodegradabili – come accade per esempio con le tonnellate riversate nel deserto di Atacama – provoca il rilascio di microplastiche, che si riversano nell’ambiente, dalle acque al terreno all’atmosfera. Diversi report denunciano l’associazione fra inquinamento da microplastiche e stadi di infiammazione cronica del corpo umano, che a loro volta sono riconosciuti come precursori di gravi malattie. Un problema che i marchi presi in esame ammettono, nell’88% dei casi in cui c’è stata risposta alla specifica domanda (giunta però solo da 17 aziende su 50), ma che ancora non è al centro di strategie definite.

I 50 marchi presi in esame dallo studio – condotto con un questionario, inviato dalla ong insieme ai suoi partner Clean Clothes Campaign, Fashion Revolution, No Plastic in My Sea e Plastic Soup Foundation, ad aziende e retailer – negli ultimi tre anni hanno duplicato l’uso di fibre sintetiche, e in più lo farebbero, si legge nel report «distraendo e rimandando strategie di contenimento, per proteggere il loro modello di business».

Changing Markets Foundation sottolinea come, rispetto alla ricerca del 2021, il grado di “non-disclosure” dei marchi sul tema è salito: il 54% non hanno risposto a nessuna domanda posta dal questionario o solo parzialmente, rispetto al 17% del 2021. Circa la metà dei marchi che ha risposto ha affermato di voler diminuire il loro uso di fibre sintetiche, ma senza fornire indicazioni su certe su modalità e tempistiche. La maggior parte dei rispondenti ha affermato di orientarsi sull’utilizzo di fibre riciclate e certificate per abbattere la loro quota.

Fonte: Il Sole 24 Ore