Pnrr 2024, spesi solo 9,4 miliardi ma è assegnato l’85% dei fondi

Il Pnrr italiano viaggia con il freno a mano tirato, come temono in molti anche al ministero all’Economia guardando ai dati della spesa effettiva? Oppure corre ai ritmi da primato rivendicati a più riprese da Palazzo Chigi?

I numeri contenuti nella nuova relazione semestrale sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentati ieri dal ministro Raffaele Fitto in cabina di regia, presente la premier Giorgia Meloni, offrono gli strumenti per una lettura più articolata, che non cancella le preoccupazioni, ma indica qualche elemento incoraggiante in prospettiva.

La spesa, in effetti, rimane bassa. Il conteggio aggiornato al 30 giugno la misura in 51,36 miliardi di euro, cioè solo 9,4 miliardi sopra i livelli di fine 2023 (42 miliardi); i 45,6 scritti nella precedente relazione comprendevano anche interventi poi usciti dal Pnrr con la rimodulazione approvata a dicembre. La geografia più complessiva delle risorse del Pnrr mostra però anche che 164,79 miliardi su 194,42 miliardi sono ormai assegnati ai soggetti attuatori dopo che i progetti da finanziare sono stati individuati con bandi, avvisi, circolari o altri provvedimenti. In pratica, insomma, l’85% dei fondi ha trovato la propria destinazione. Non solo. Delle misure che passano attraverso una gara, e che valgono in totale 132,77 miliardi, sono state attivate procedure per 122,04 miliardi (il 92%) e avviate gare per 111,62 miliardi (il 91% del totale attivato).

Questo significa che la spesa va ancora a rilento, con meno di 10 miliardi pagati nella prima metà di un anno che secondo i calcoli Upb dovrebbe registrare uscite effettive per 40,27 mliardi per tenere il passo necessario ad arrivare al traguardo entro il 2026. Ma l’ampio ventaglio di assegnazioni e gare suggerisce che la curva della spesa reale è destinata a salire. Anche molto velocemente, secondo Fitto, che invita a guardare «il bicchiere mezzo pieno», riassunto dalla fotografia sintetica scattata nella relazione: ottenuta la quinta rata da 11 miliardi e richiesta la sesta da 8,5, l’Italia ha ricevuto 102,5 miliardi, cioè il 53% della dotazione complessiva, e ha attestato il raggiungimento dei traguardi collegati al 63% dei fondi del Piano. Dati che per Fitto sono «un’importante iniezione di fiducia».

Fiducia che però raggiunge intensità diverse a seconda dei capitoli del Pnrr. Un buon indicatore per approssimarla è dato dalla percentuale di spesa già registrata sul totale degli interventi attivati: la prima Missione, quella dedicata a digitalizzazione, Pa, cultura e turismo, emerge come la protagonista assoluta. Con i suoi 18,33 miliardi totalizza da sola il 35,7% delle uscite effettive, pur valendo solo il 21,3% del Piano: in questa voce l’avanzamento finanziario è al 49% e vince per distacco il confronto con la Missione 2 (transizione ecologica) che arriva seconda con il 33%, pur essendo in valore assoluto la più corposa dell’intero Piano.

Fonte: Il Sole 24 Ore