Pochi giudici di pace, troppe cause: a rischio la giustizia di prossimità
Pochi magistrati in servizio, appena il 35% di quelli previsti nelle piante organiche. Un numero di procedimenti in carico elevato e destinato ad aumentare con le nuove competenze in arrivo tra un anno. L’insufficienza del personale amministrativo. E un passaggio al processo telematico problematico. Sono gli ingredienti della crisi degli uffici dei giudici di pace, rilevata da più parti e in questi giorni rilanciata dall’avvocatura, che ha denunciato l’allungamento dei tempi per la fissazione delle udienze e l’emissione delle decisioni, soprattutto nel settore civile.
Una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare dal taglio della permanenza presso l’ufficio per il processo dei nuovi giudici: ora è di due anni, ma c’è la proposta di portarla a sei mesi.
La situazione
I giudici di pace rappresentano la giustizia di prossimità: distribuiti in 390 uffici (i tribunali sono 140), sono giudici onorari competenti su numerose cause civili: un terzo del totale nel 2023, quando oltre un milione di procedimenti sono stati iscritti presso gli uffici del giudice di pace e due milioni in tribunale. Nel 40% dei casi ci si è rivolti ai giudici di pace per recuperare crediti (oltre 400mila i procedimenti monitori ). Più di 150mila cause hanno invece riguardato beni mobili, 140mila opposizioni a sanzioni amministrative, quasi 120mila risarcimenti per sinistri stradali e 18mila l’immigrazione.
Tutte richieste che, a oggi, finiscono sulle scrivanie dei 1.230 giudici di pace in servizio, secondo i dati del Csm: il 35% dei 3.481 previsti in organico. Una situazione di affanno evidenziata anche dal monitoraggio svolto dall’Organismo congressuale forense su un campione di 205 uffici. Dall’analisi emerge che le scoperture sono diffuse in tutta Italia, ma colpiscono di più gli uffici maggiori: in quelli con più di 50 giudici in pianta organica, solo il 21% è in servizio. Inoltre – si legge nel report – gli organici del personale amministrativo vanno aggiornati e, sul fronte della digitalizzazione, gli strumenti sono carenti e gli applicativi non sono correttamente parametrati alle attività. «La situazione è drammatica – incalza Accursio Gallo, segretario Ocf –: assistiamo a cause rinviate al 2026 e oltre. Serve un piano di investimenti importante, altrimenti si rischia la paralisi».
Tra gli uffici più penalizzati c’è quello di Torino: «In pianta organica abbiamo 139 giudici di pace, ma solo sette sono presenti», spiega il presidente del Tribunale, Modestino Villani. «A inizio ottobre erano sopravvenuti quasi 24mila fascicoli, di cui 12.387 decreti ingiuntivi, 2.597 opposizioni a sanzioni amministrative e 299 in materia di immigrazione. Quest’ultimo dato è contenuto perché ora il Cpr di Torino è chiuso; se riaprisse, la materia esploderebbe. Da gennaio arriveranno i primi 21 nuovi giudici di pace che terminano il biennio all’ufficio per il processo. Ma non basta: servirebbero nuovi bandi per reclutare magistrati».
Fonte: Il Sole 24 Ore