Pochi mutui sospesi e Isee rivisti per chi è in cassa integrazione
Una sospensione o riduzione del lavoro per cassa integrazione può mettere in crisi una famiglia, in particolare se il lavoratore interessato rappresenta l’unica fonte di reddito. Il trattamento della Cig, pari all’80% della retribuzione globale, può spingere in condizioni di “povertà temporanea” interi nuclei familiari già alle strette, senza contare che a volte l’ammortizzatore viene erogato con qualche mese di ritardo. E rispetto agli anni della pandemia, le misure di emergenza messe in campo per questa platea di lavoratori non sono più così incisive.
Fondo Gasparrini inaccessibile per molte famiglie
Da gennaio 2024, ad esempio, per numerose famiglie è diventato inaccessibile il Fondo Gasparrini per la sospensione delle rate del mutuo prima casa. La moratoria, che per legge può essere richiesta anche da chi ha subìto una sospensione temporanea (o una riduzione dell’orario) superiore a 30 giorni, era stata estesa nei criteri d’accesso a una platea più ampia durante il periodo pandemico. Dopo l’esplosione delle richieste di moratoria durante il Covid (18.070 domande nel 2021), l’onda lunga della crisi inflazionistica e il rialzo dei tassi di interesse avevano tenuto alto il numero di pratiche anche nel 2023, in tutto 4.917 tra gennaio e ottobre.
Quest’anno il numero di domande è sceso ad appena 1.547 nei primi dieci mesi. Dal 2024, infatti, il Fondo gestito da Consap è di nuovo precluso ai nuclei familiari con Isee oltre 30mila euro, ai liberi professionisti, e se il valore dell’immobile supera 250mila euro. Inoltre, la sospensione non può più essere chiesta da coloro che hanno acquistato l’abitazione tramite il fondo Mutui Prima casa, quindi coperti da una garanzia pubblica. Tutte deroghe introdotte in fase emergenziale, non più in vigore. Salvo eventuali nuove deroghe, dunque, la moratoria sui mutui prima casa resta appannaggio di pochi.
Le famiglie di cassintegrati possono provvedere all’aggiornamento dell’Isee, chiedendo appunto l’Isee corrente, previsto in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, e aggiornato con i redditi e i patrimoni degli ultimi 12 mesi o, in alcuni casi, degli ultimi due mesi. Dall’Inps, però, fanno sapere che anche questa formula non è molto diffusa: solo 174.405 nuclei lo hanno richiesto nel 2024 (l’1,62% del totale degli Isee attestati), a fronte dei 190.725 elaborati in tutto il 2023 (pari all’1,7%).
Fonte: Il Sole 24 Ore