Poesiæuropa, la sesta edizione del festival sul Trasimeno
Tra riproduzione e rappresentazione digitale, ciò che spinge la letteratura a scostare il velo del reale, o addirittura a violarlo agli occhi dell’individuo, sta dietro al motivo per cui l’associazione SpazioHumanities, con il patrocinio del Parlamento Europeo, dal 2019 organizza il Festival Poesiæuropa sull’Isola Polvese del lago Trasimeno. Un luogo insolito, incontaminato, dove la visita ai ruderi della civiltà è limitata ad alcuni periodi dell’anno. Non a caso, il simbolo della manifestazione che riunirà scrittori e critici da ogni parte del mondo fino a sabato 8 giugno, è la facciata della chiesa di San Secondo, edificata nell’undicesimo secolo, a dimostrare quanto il paesaggio letterario spesso predica le derive che la società infligge a quello geografico, potendo persino scongiurarle.
Tecnologia e fantascienza
“Leghiamo l’attuale alla storia – dichiara l’ideatrice Maria Borio – La ricerca culturale porta comunque valore aggiunto. Accorgetevi, come diceva il poeta Mario Benedetti. Siamo arrivati alla sesta edizione di un’iniziativa che unisce la dimensione festivaliera a quella formativa di una scuola internazionale. Questo equilibrio è beneficio per entrambe le parti e piuttosto inedito in Italia”. Poeta, saggista e coordinatrice del master Textualities dell’Università di Perugia, con l’ausilio di un comitato scientifico Borio fonda ogni edizione di Poesiæuropa su un bando che funge da call of papers con dei temi portanti. E offrendo ai più meritevoli delle borse di studio. Le interazioni che la transmedialità ha prodotto nei testi e nell’immaginario contemporaneo è solo il primo dei focus che saranno affrontati. Non lasciarmi (2005) di Ishiguro e La strada (2006) di McCarthy, oltre alla riscoperta della produzione distopica di Margaret Atwood, manifestano come sia utile trattare di fantascienza distinguendo tra due piani: uno rappresentato da simbologie e l’altro caratterizzato dal consumo di prodotti culturali mainstream. Due piani che identificano la fantascienza come elemento critico di quadri più ampi, così il rapporto tra realtà e utopia, tra vissuto e storia. A partire dagli spunti di Latour e Davis degli anni Novanta, Antonio Francesco Perozzi argomenta lo spazio acquisito dall’ibridazione tra natura e cultura, quindi tra natura e tecnologia, nella produzione poetica italiana più attuale. In Ciberneti (2022) Francesco Maria Terzago esplora un paesaggio misto tra naturale, industriale e robotico, nonché l’implicazione dell’essere umano al suo interno.
Scrivere tra guerra e pace
Il terzo focus degli interventi analitici si concentra sulla violenza quale caratteristica di un discorso dialettico, che riguarda il processo storico e la polarità tra guerra e pace, ma che trascende il contingente, il resoconto delle cronache. Tanto in senso etico quanto estetico, dal secondo Novecento e con la cultura di massa la dimensione letteraria ha contribuito a polarizzare narrazioni, costruendo la guerra o la pace nelle menti dei lettori. Massimiliano Cappello relaziona su Poesia e conflitto, partendo da un fatto avvenuto il 26 dicembre 2019, nel corso di un corteo contro la riforma delle pensioni, alla Gare de l’Est di Parigi, quando veniva distribuito un testo poetico intitolato pour débloquer & perdre. E firmato “les invisibles du comité”. Un testo che rimandava sia alla “separatezza” della vita sia al suo essere divenuta, in questa separatezza, un “affare generale”.
Fiducia nel futuro
“Che questo sia la vita umana, / d’esser passata di mano in mano, / d’esser portata, improbabilmente, su un oceano”, scrivono le Mani di Moya Cannon. Se durante il giorno si susseguono le fasi del convegno, al tramonto cominciano le letture poetiche con alcuni dei protagonisti del panorama internazionale, tra cui Paola Silvia Dolci, Uroš Đurković, Renata Morresi, Enkaryon Ang, Federico Italiano, Samir Galal Mohamed, Marco Amore, Italo Testa e gli stessi Terzago e Cannon. Soltanto due sono le raccolte presentate durante l’evento, entrambe nella dozzina finalista del Premio Strega: Paradiso (Garzanti, 2023) di Stefano Dal Bianco ed Eredità ed Estinzione (Donzelli, 2024) di Giovanna Frene; mentre Elisa Longo racconta il suo “Vocale”, un format di melting pot linguistico e poliespressivo trasmesso dall’indi Radio Fango. Rouvrir des possibles è il titolo dell’excursus conclusivo di François Jullien, accompagnato da Borio e Francesco Deotto, per non ritirarsi nel presente, nel cosiddetto “presentismo”: invece di limitarsi a proiettare ideali intorno a sé, o di procedere con continue denunce inascoltate, si potrebbe rilevare il punto critico nel presente, la crepa sociale, e fare breccia per
Fonte: Il Sole 24 Ore