Ponte sullo Stretto, in uno studio benefici per 1,8 miliardi di euro

Ponte sullo Stretto, in uno studio benefici per 1,8 miliardi di euro

 

Poco più di 9 miliardi di investimenti a fronte di benefici per quasi 11 miliardi con un risultato netto di 1,8 miliardi di euro che si riverseranno nell’economia italiana, a tutti i livelli, anche quelli sul fronte dell’occupazione. Sono i risultati dell’analisi costi benefici realizzata da Uniontrasporti con la consulenza tecnico scientifica di Openeconomics presentata nel corso di un convegno a Roma alla presenza di tecnici e dei vertici della Società Stretto di Messina, la committente dell’opera che insieme al general contractor, il vecchio consorzio Eurolink, dovrà realizzare il collegamento tra Calabria e Sicilia. Secondo lo studio durante la fase cantieristica l’opera sarà in grado di apportare un contributo di 23,1 miliardi al Pil, creare 36.700 posti di lavoro stabili, incrementare i redditi delle famiglie di 22,1 miliardi e alimentare con 10,3 miliardi di euro le entrate fiscali nelle casse dello Stato.

Gli altri numeri messi in fila dal rapporto di Unioncamere-Uniontrasporti indicano in 7.759 i milioni di minuti risparmiati per l’attraversamento, 2.580 i milioni di Co2 non immessi nell’aria, 270 i milioni tagliati dai costi operativi delle imprese, 212 i milioni di euro risparmiati per via della riduzione dell’inquinamento locale ma anche un esborso di 108 milioni di euro a causa dell’incremento degli incidenti. Il dossier ha anche analizzato gli impatti territoriali concludendo che oltre alle due regioni fisicamente impattate dall’opera, le regioni con maggiori benefici in termini di Pil risultano la Lombardia, il Lazio, l’Emilia Romagna e il Veneto. “Questo – spiega il rapporto – grazie all’attivazione delle catene di fornitura presenti nei relativi tessuti produttivi”. I settori economici più coinvolti dal cantiere dell’opera sono la manifattura, le costruzioni e i servizi alle imprese mentre “come conseguenza indiretta e indotta del ciclo economico attivato, i principali settori impattati sono quelli dei servizi alle persone e quelli della pubblica amministrazione”. Importanti anche gli investimenti ferroviari: in Sicilia, riferisce Rfi, saranno spesi 25 miliardi di cui il 72% (pari a 17,9 miliardi) già finanziato, mentre in Calabria le cifre aumentano e sono previsti 35,4 miliardi di cui è stato finanziato però solo il 37% (13,1 miliardi).

L’opera, secondo lo studio, costerà 13,5 miliardi di euro, una cifra già circolata nel dibattito dei mesi scorsi intorno al Ponte e che viene confermata anche dall’ad di Stretto di Messina, Pietro Ciucci che parla di “aggiornamenti previsti dalla legge”. Dice il manager che “13,5 miliardi sia il valore aggiornato e stiamo definendo gli accordi con tutti i diversi affidatari, stiamo valutando le richieste presentate dai vari enti e Conferenze dei servizi” ed è una fase che “si chiuderà prossimamente”. Che a proposito della delicata questione sismica ha confermato che “le torri non poggiano su faglie attive con potenziale sismogenetico”. Anche il ministro Salvini è tornato sull’infrastruttura annunciando l’approvazione del progetto definitivo entro dicembre. “Ci stiamo lavorando – ha detto il ministro intervistato su Radio 1 – soprattutto perché, secondo stime della società, creerà 120.000 posti di lavoro, non solo in Sicilia e Calabria ma in tutta Italia”.

Fonte: Il Sole 24 Ore