Processo in Francia per la banda dei falsi Romanée-Conti, venduti a 10 mila euro a bottiglia

Processo in Francia per la banda dei falsi Romanée-Conti, venduti a 10 mila euro a bottiglia

Se è vero che l’abito non fa il monaco, è certo che indossare una buona confezione aiuta a sembrare diversi da ciò che si è. Ne hanno avuto la prova gli ideatori della colossale frode a danno di uno dei domaine più esclusivi al mondo: la Romanée Conti, con una storia che risale al 1200 e vini, a produzione limitata, che costano 15 mila euro a bottiglia. Mentre gli indagati si accontentavano di venderlo a 10 mila euro.

L’operazione Bollicine

Per i componenti della “banda del vino” è ora arrivato, dalla Cassazione, il via libera all’estradizione in Francia, nell’ambito del mandato d’arresto europeo. Per i residenti in Italia ci sarà un processo con le accuse di associazione a delinquere, frode, contraffazione e autoriciclaggio per l’impiego dei proventi della vendita di un vino, certo non pregiato, spacciato come il più raro e rinomato dei rossi nel mondo. Una differenza che a qualcuno sarà comunque sfuggita, visto che il vino farlocco ha avuto il suo mercato, ed è stato acquistato da collezionisti e ristoratori. Un giro d’affari finito nel mirino della Guardia di Finanza nell’operazione battezzata «Bollicine». L’indagine coordinata, a livello europeo, da Eurojust ed Europol, era stata avviata in Francia nel 2012 ed è proseguita fino alle perquisizioni del 26 settembre scorso.

Il sequestro dei Nas

I Carabinieri dei Nas, hanno sequestrato circa 5 mila etichette false, cartucce di colorante, 150 bottiglie di vino contraffatte, oltre 100 mila euro in contanti, una dozzina di dispositivi informatici e materiale tecnico. Ora la Suprema corte ha respinto il ricorso di tre componenti del gruppo – che aveva a capo un cittadino russo – residenti in Italia, contro la consegna richiesta dall’Autorità giudiziaria francese in virtù di un mandato d’arresto emesso a fine settembre del 2024. Ad avviso della difesa, infatti, il mae non poteva essere eseguito perché c’era aperta un’indagine per gli stessi fatti presso la procura di Torino. Per la Cassazione però nulla osta alla consegna visto che in Italia non è ancora iniziato il procedimento a loro carico. Perciò per loro ci sarà un giudice a Digione.

Fonte: Il Sole 24 Ore