Prodi e Tremonti discutono politica europea e presidenza Trump
Anche Tremonti si dice d’accordo sull’efficientamento della spesa militare, aggiungendo una riflessione di tipo economico: “l’industria militare ha un suo ritorno economico e di sviluppo. Basti pensare che siamo usciti dalla Seconda guerra mondiale con i computer, i razzi e la terribile bomba atomica”. Improbabile, tuttavia, che l’accordo sull’aumento della spesa si troverà facilmente. La paura è quella di un taglio ad altri settori, come sanità e scuola. Ma Tremonti non si scoraggia: “Non è detto che devi necessariamente tagliare la spesa sociale. Io ricordo che, nel 2003, in Europa proponemmo di emettere Eurobond per finanziare infrastrutture e industria militare. Quindi a debito, ma un debito europeo comune, con la prospettiva di un ritorno economico”. In quel momento, la proposta venne bocciata, pur essendo sostenuta anche da Romano Prodi che, ancora oggi, si dice favorevole agli Eurobond “ma con i tempi e le modalità giuste”. Ovvero: prima costituiamo l’esercito europeo, poi pensiamo a come finanziarlo.
Un’altra grande sfida che attende l’Europa è la cosiddetta “guerra dei dazi” minacciata da Trump. Tremonti invita alla calma e dice: “un conto è minacciare i dazi, un conto è imporli davvero”. In tal caso, però, per reagire “l’Europa dovrebbe avere una posizione comune”. Un atteggiamento utile anche ad affrontare altri temi citati da Prodi, come gli alti costi dell’energia e la crisi dell’automobile. Problematiche che, oggi, escludono l’Europa dal “vertice delle nuove trasformazioni”, dove si trova invece la superpotenza cinese.
Tutto questo accade mentre alcuni governi europei affrontano crisi e instabilità interne. Su tutti la Germania dove, a seguito del voto di febbraio 2025, probabilmente si andrà verso un governo di coalizione. “Il pluripartitismo ormai è dappertutto”, dice Prodi. Un segnale frutto di un’inquietudine politica generale, dalla quale emerge la necessità di “rinforzare la nostra democrazia”. Giulio Tremonti, invece, è fiducioso: “La Germania è un Paese così stabile che, nella logica della coalizione, mette in campo forze avversarie in campagna elettorale, che poi si uniscono”. Una tradizione che Tremonti definisce “opposta” a quella cui siamo abituati in Italia. Dove, di recente, Romano Prodi è stato citato come la vera guida dell’opposizione. Un’ipotesi che il diretto interessato respinge con forza: “Non diciamo sciocchezze. Quando Giorgia Meloni ha parlato di me ad Atreju io ero da solo, in casa, a preparare la cena. Non ho contatti con il leader del partito (Partito democratico, ndr) da mesi: semplicemente sento l’obbligo morale di dire la mia opinione per il mio Paese”.
Ha collaborato Jacopo Defranchi
Fonte: Il Sole 24 Ore