Produttori Ue obbligati a rendere accessibile la riparazione dei prodotti

Tutela dell’ambiente e dei consumatori, in particolare nel settore dell’elettronica, con riparazioni accessibili e più convenienti e con l’abbandono di un sistema basato sulla pratica “usa e getta”. Un mix di obiettivi che l’Unione europea ha messo al centro della direttiva 2024/1799 recante norme comuni che promuovono la riparazione dei beni e che modifica il regolamento 2017/2394 e le direttive 2019/771 e 2020/1828, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, serie L, del 10 luglio.
Sono oltre 35 milioni di tonnellate i rifiuti di prodotti riparabili che costituiscono «una seria minaccia per l’ambiente» e che sono segno di un consumo non sostenibile. Di qui la decisione di intervenire con precisi obblighi per le aziende, incluse le piccole e medie imprese e con l’affermazione di diritti per i consumatori che sono agevolati nella scelta dei servizi di riparazione sia durante il periodo di garanzia sia al di fuori di questo arco temporale.
L’atto Ue parte, oltre che dalla realizzazione dell’economia circolare, da una richiesta dei cittadini europei che, con una percentuale del 77%, stando a un’indagine del 2020 condotta da Eurobarometro, hanno indicato di volere riparare i propri prodotti piuttosto che acquistarne di nuovi. Talvolta la scelta è obbligata proprio a causa dell’elevato costo delle riparazioni, della mancanza di servizi e dell’obsolescenza, con le aziende che progettano taluni prodotti in grado di funzionare solo per un determinato tempo.

Ci sono voluti dieci anni di tempo

Ci sono voluti dieci anni, varie proposte della Commissione europea, divisioni in sede di Consiglio e tra gli eurodeputati per arrivare a un testo condiviso. Che certo porterà a oneri sui produttori, ma che determinerà anche un effetto positivo per il settore delle riparazioni, incentivando questo nuovo business.
La direttiva 2024/1799 fissa norme comuni funzionali alla riparazione, che portano all’abrogazione delle regole interne divergenti dalle nuove disposizioni e stabilisce che le nuove norme si applichino ai beni acquistati dai consumatori nei casi in cui si manifesti un difetto del bene al di fuori della responsabilità del venditore.
L’articolo 5 specifica gli obblighi di riparazione e dispone che il fabbricante dovrà riparare i beni elencati nell’allegato II su richiesta del consumatore, anche eventualmente subappaltando l’attività.

Riparazione gratis o a un prezzo regionevole

La riparazione deve essere fornita a titolo gratuito o a un prezzo ragionevole, va eseguita entro un periodo di tempo ragionevole dal momento della consegna e, nei casi in cui la riparazione sia impossibile, il produttore dovrà fornire un bene ricondizionato. Tenendo conto che è soprattutto il settore dell’elettronica a essere coinvolto, la direttiva dispone che nei casi in cui il fabbricante sia stabilito al di fuori dello spazio Ue spetterà al suo rappresentante autorizzato nell’Unione compiere la riparazione o all’importatore o al distributore. Per bloccare la tecnica dell’obsolescenza come strategia di vendita, la direttiva impone ai fabbricanti di non ricorrere a clausole contrattuali o a tecnologie hardware o software che impediscano la riparazione dei beni inclusi nell’allegato II salvo nei casi in cui sussistano fattori legittimi o obiettivi.Resta ferma la possibilità per il consumatore di scegliere un altro riparatore. In ogni caso, i riparatori dovranno fornire il modulo europeo di informazioni contenuto nell’allegato I della direttiva.

Tra le novità, l’istituzione di una piattaforma online europea per la riparazione che consentirà ai consumatori di trovare riparatori o venditori di beni ricondizionati. La Commissione dovrà predisporre, entro il 31 luglio 2027, l’interfaccia online disponibile in tutte le lingue dell’Unione europea ed entro il 31 luglio 2026 gli Stati dovranno comunicare alla Commissione i punti di contatto nazionale.
Dalla direttiva non sono escluse le piccole e medie imprese anche se la Commissione europea dovrà adottare gli orientamenti per supportarle ad adempiere ai nuovi obblighi.
Gli Stati dovranno intervenire anche con la predisposizione del nuovo quadro sanzionatorio con misure effettive, proporzionate e dissuasive, dando notifica alla Commissione.
La direttiva dovrà essere recepita entro il 31 luglio 2026.

Fonte: Il Sole 24 Ore