Produzione globale di mobili stabile nel 2024, consumi in ripresa nel 2025
Il rallentamento della domanda e della produzione di mobili è un fenomeno che interessa non soltanto i Paesi europei, ma anche altri continenti. Il World Furniture Outlook pubblicato da Csil (Centro studi industria leggera) stima infatti in 471 miliardi di dollari il valore della produzione di arredamento nell’anno che si è appena concluso, una cifra in linea con il 2023 ma in calo rispetto al 2022, trainata fondamentalmente dall’incremento atteso nell’area Asia-Pacifico. Le vendite di mobili sono invece in leggera crescita, ma anche in questo caso il trend positivo riguarda sostanzialmente l’Asia e gli Stati Uniti, mentre l’Europa arranca, risentendo ancora della frenata dei consumi dovuta alla forte inflazione del biennio precedente.
La Cina rallenta, ma resta il primo esportatore
In questo scenario, si fa notare il rallentamento della Cina, che rimane comunque di gran lunga il primo produttore mondiale di mobili, nonché il principale Paese esportatore. Se infatti il 40% circa della produzione globale di mobili viene esportato, la Cina rappresenta un terzo delle esportazioni complessive, seguita, a lunghissima distanza, da Vietnam, Polonia, Italia e Germania.
I principali importatori sono invece Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Francia e Canada che, insieme, coprono quasi la metà dell’import complessivo mondiale.
Un commercio sempre più regionale
Un aspetto interessante – e che assume maggiore importanza in prospettiva, se dovessero concretizzarsi gli annunci di rafforzamento delle politiche protezionistiche da parte degli Stati Uniti di Donald Trump, con possibili effetti a catena – è che una percentuale rilevante del commercio internazionale di mobili (il 60% circa) avviene all’interno delle regioni economiche in cui l’economia mondiale può essere suddivisa. In Europa ad esempio (intesa come Unione europea più Regno unito, Norvegia, Svizzera e Islanda), circa tre quarti del commercio estero di arredo avviene all’interno della stessa area, mentre le percentuali sono inferiori – ma comunque crescenti – all’interno dell’Asia e del Nord America. Un eventuale aumento dei protezionismi nei prossimi anni porterà con tutta probabilità a un consolidamento di questa tendenza.
Nel 2025 ripartono i consumi
L’Outlook di Csil getta anche uno sguardo sul 2025: un anno in cui è difficile fare previsioni, date le numerose incertezze di natura economica e il perdurare di guerre, conflitti e tensioni geopolitiche. Tuttavia, considerando la crescita del Pil globale al 3,2% stimata dal Fondo Monetario internazionale, le attese riportate da Csil parlano di un +1,4% nei consumi di mobili per quest’anno, in termini reali.
Fonte: Il Sole 24 Ore